Il dibattito sul Capacity Mechanism

Dopo l’approvazione della Commissione Europea, l’Italia esita a varare il Capacity Mechanism per le preoccupazioni sul fronte ambientale

Capacity Market, un ripensamento?

L’attuale Governo, ha acceso un faro sui temi ambientali ed esita a varare il CM. In data 12 settembre 2018 infatti ritira la firma dal position paper congiunto dove Italia, Francia, Regno Unito, Polonia, Ungheria, Irlanda e Grecia definiscono il CM “uno strumento essenziale per gestire la transizione verso un sistema elettrico a basse emissioni al minor costo possibile”. Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Davide Crippa, ritiene che eventuali meccanismi di regolazione delle capacità vadano indirizzati ad impianti che rispettino standard emissivi molto contenuti in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione dell’UE. Sono in corso di riesame l’impatto di meccanismi flessibili di CA e di una riserva strategica sul modello tedesco, dove gli operatori aderenti sono tenuti a procurarsi e a mantenere 2GW di capacità fuori dal mercato a partire dall’inverno 2018/2019 per i due anni successivi con possibilità di rinnovo.

Gli stakeholders si auspicano che queste valutazioni possano svolgersi quanto prima affinché si possa concludere un processo iniziato ormai 7 anni fa. I negoziati sulla riforma del mercato elettrico tra Europarlamento, Commissione e Consiglio Ue dovrebbero concludersi entro la fine dell’anno.

Perchè il Capacity Market?

La progressiva contrazione dei margini di vendita dell’energia elettrica fa sì che gli impianti con i maggiori costi di produzione escano via via dal mercato, scoraggiando nuovi investimenti. Questo trend implica rischi di mancata copertura del fabbisogno elettrico. Per ovviare a questi rischi, negli ultimi anni, diversi stati membri si sono rivolti al cosiddetto “capacity mechanisms” o “capacity market” (CM), ovvero un meccanismo che si propone di garantire l’allineamento tra offerta e domanda sul medio e lungo termine attraverso una remunerazione della produzione maggiorata rispetto al reale prezzo di vendita dell’elettricità di una quota che copre il mantenimento della capacità esistente e gli investimenti in nuovi impianti necessari per la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico. Questa quota, detta anche extra-remunerazione, viene percepita sotto forma di aiuti di stato da chi è disposto a tenere in stand by capacità elettrica altrimenti diseconomica, da rendere disponibile in caso di bisogno.

 

 

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