Dietro le quinte della COP28: un passo avanti per il futuro del pianeta

Dal 30 novembre al 12 dicembre si è tenuta a Dubai, Emirati Arabi Uniti, la ventottesima Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).

La ventottesima conferenza sul clima ha visto protagonisti 198 Stati membri e più di 70mila delegati, Papa compreso: un’occasione unica e sfidante per permettere ai Paesi membri di fare il punto della situazione, di riflettere sui progressi e di proporsi nuovi obiettivi per raggiungere la necessaria neutralità climatica. 

Durante il programma è stata affrontata la discussione relativa al cosiddetto “Global Stocktake”, o “Bilancio Globale”: dalla quale è emerso che è necessario prevedere ogni 5 anni una valutazione sui progressi previsti dall’Accordo di Parigi del 2015 , e quindi sul contenimento dell’aumento delle temperature al massimo a +2C° rispetto ai livelli preindustriali.  Anche l’Italia dovrà rivedere i suoi obiettivi, in questo momento  nella classifica per le performance climatiche aggiornate all'ultimo anno si trova al 44esimo posto.
Alcune delle difficoltà che impattano maggiormente nel realizzare concretamente questi obiettivi dipendono dall’assenza di adeguati investimenti e agevolazioni e dalla mancanza di figure professionali competenti che possano fornire un corretto supporto alle iniziative.

Di grande risonanza è stato il discorso relativo all’eliminazione dei combustibili fossili per la resistenza, in particolare, dei rappresentanti dell’Arabia e dell’Iraq. Si segnala, inoltre, l’assenza dei rappresentanti di Cina e USA, due tra i Paesi più impattanti a livello di emissioni in tutto il globo.
Dopo una prima bozza di accordo ritenuta insufficiente, il 13 dicembre, un giorno dopo la conclusione ufficiale della Conferenza, è stato finalmente approvato il Global Stocktake. Nonostante per la prima volta dopo anni sia stato eliminato il termine “phase out” relativamente al tema dei combustibili fossili, è stato raggiunto un accordo e inserita la locuzione “transition away”: transitare fuori, dunque, per raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2050. Tra gli altri impegni, è stata confermata la richiesta di triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e raddoppiare la media globale del tasso annuo di efficienza energetica entro il 2030.

Di grande importanza è stata l’attivazione del fondo per compensare i Paesi colpiti da eventi climatici estremi (cosiddetto fondo “Loss & damage”): l’Italia, da parte sua, si è impegnata a promettere 100 milioni di euro di investimento in tal senso.
Il Presidente dell’Unione Europea Ursula von der Leyen ha aggiunto che nei prossimi due anni verranno investiti 2,3 miliardi per il sostenimento della transizione energetica.
Inoltre, è stata vista favorevolmente l’inclusione nella Conferenza del tema della salute, a cui è stata dedicata una giornata intera: ci sono stati diversi approfondimenti in merito all’impatto del surriscaldamento globale e degli eventi ambientali estremi sul fisico e sulla psicologia dei cittadini.

Per la prima volta si è affrontato il tema delle emissioni dell’industria sanitaria e ospedaliera, problema considerato ancora in modo estremamente marginale seppur abbia un impatto notevole e non più sottovalutabile.

Anche il tema del nucleare entra per la prima volta nel testo dell’accordo, seppur con una rilevanza marginale rispetto alle altre modalità di produzione di energia pulita: rinnovabili, efficienza e batteria rimangono le tecnologie vincenti. Si rinnova anche la necessità di accelerare gli sforzi a livello globale verso sistemi energetici a zero emissioni nette e utilizzare sempre di più combustibili a zero o a basso contenuto di carbonio.

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