Storie di apertura del capitale: Mencarelli

Guido Mencarelli CEO di Mecarelli Pompe e valvole racconta dell'unione strategica con un'azienda del suo settore.

Le 3 C del Capital matching

Le 3 C del capital matching

Benvenuto a un nuovo appuntamento di “Storie di apertura del capitale”, la rubrica che racconta, dalla vivavoce degli imprenditori, le loro esperienze e best practice in tema del capital matching.

Ne parliamo con... Mencarelli pompe e valvole srl

Mencarelli Pompe e valvole è una PMI con più di 70 anni di storia e come tante aziende ha iniziato la propria attività in una cantina della provincia milanese. Ci racconta com’è nata l’azienda e di cosa si occupa? 

Mio nonno era il responsabile del reparto sperimentale della Breda aereonautica. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, perse il lavoro e si reinventò come fabbro e meccanico. Nei primi anni 50 venne in contatto con l’allora nascente industria chimica e alcuni clienti gli commissionarono la realizzazione di particolari in ferro e poi qualcuno gli chiese una pompa in acciaio inossidabile. Nei primi anni 50 l’acciaio inox era un materiale poco conosciuto e utilizzato e fu così che cercò di applicare quanto aveva imparato nel corso dei suoi 20 anni trascorsi alla Breda a questo nuovo materiale ed ecco che nacque la prima pompa ricavata completamente da lamiera di acciaio inossidabile.

Questo fu l’inizio della storia azienda lunga oltre 70 anni, nel mercato delle elettropompe in acciaio inossidabile, mercato settimo per volumi di vendita nel mondo e secondo in Europa.

Foto Mencarelli

Cosa l’ha spinta come imprenditore a decidere di trovare una nuova proprietà per la sua azienda e perché ha intrapreso questa strada?

La Mencarelli è una piccola società, con tutti i limiti strutturali della piccola azienda, ma con una lunga tradizione e identità. Giunta alla terza generazione, mi sono posto il tema di come far proseguire l’attività aziendale e non disperdere valore.

Io non sono più un ragazzino e la quarta generazione non c’è: i miei figli e nipoti hanno deciso di fare altro nella vita ed era quindi necessario assicurare una continuità all’azienda. Quello che assolutamente volevo evitare era che con me finisse tutto. Non mi sembrava giusto nei confronti delle persone cha lavorano in azienda, dei clienti che da 70 anni ci danno fiducia, del lavoro di mio nonno e di mio padre. Inoltre, il marchio Mencarelli è abbastanza noto del settore sarebbe stato un vero peccato vederlo scomparire.

Quindi ho cercato un altro imprenditore del settore, che fosse allineato alla mia idea di impresa e che potesse far cresce l’azienda. E così ho conosciuto l’Ing. Vergani di Asco Pompe e da lì il processo che ha portato l’acquisizione della mia azienda, che fatturava circa 2,3 milioni di euro, all’interno di un gruppo che fattura più di 20 milioni.

Sono più che certo che sfruttando le sinergie tecniche e commerciali con il gruppo Asco si possa crescere, incrementando la propria presenza soprattutto sui mercati internazionali che per una piccola azienda sono più difficilmente raggiungibili.

Nel processo di M&A della società, per una realtà piccola e familiare come la vostra, cosa è stato più difficile da affrontare?

Il processo è durato circa 6 mesi e non è stato semplice, soprattutto per due aspetti: psicologico e tecnico. Decidere di vendere la mia azienda, il mio quarto figlio, non era semplice. Grazie anche al sostegno di Assolombarda sono riuscito a vedere il quadro d’insieme, separarmi emotivamente dall’impresa e capire che era il momento giusto per fare il grande passo.

La due diligence mi ha messo a dura prova, sia per la mole di documentazione da ricercare, sia per la profondità con cui si è andata ad analizzare l’azienda in diversi ambiti, amministrativa, ambientale, fiscale, sicurezza, tecnologia. Soprattutto per una piccola azienda, che ha poche procedure interne, il confronto con una società più grande e i diversi consulenti che spaccano il capello in 1000 ha reso difficoltoso il processo e non nego che in alcune circostanze ho pensato di bloccare il processo, però abbiamo tenuto duro e ora siamo contenti del passo fatto.

Da imprenditore a imprenditore: un consiglio per affrontare le operazioni di apertura del Capitale.

Guardando al passato, forse avrei potuto farlo con l’ottica di far crescere l’azienda e non solo quello di dare continuità. Se dovessi dare un consiglio direi ai miei colleghi piccoli imprenditori che, se hanno un bel prodotto con un potenziale, di non accontentarsi. Se non riescono da soli a sfruttare al meglio i potenziali di crescita e sviluppo, unitevi con qualcun altro.

Come l’associazione è stata in grado di supportarla?

Oltre a quanto citato prima, l’associazione mi ha permesso di affrontare il processo di apertura in maniera corretta sia dal punto di vista psico-emotivo, sia dal punto di vista operativo fornendo una valutazione preliminare dell’azienda e segnalando i consulenti che mi hanno supportato nella negoziazione e nel processo di vendita della società.

In una frase?

“L'Associazione ti aiuta dal punto di vista tecnico, emotivo e relazionale per rispondere ai bisogni aziendali”

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