Conservare e tutelare il patrimonio artistico è un dovere, ma non basta.
I beni culturali devono essere valorizzati ed "esportati" perché rimanere fermi ad aspettare i turisti non basta più. E per farlo è necessario che pubblico e privato collaborino sempre di più. Parte da questi presupposti Luigi Abete, presidente dell'Associazione Imprese Culturali e Creative di Confindustria che, lunedì, sarà a Pavia nell'aula Volta dell'Università a inaugurare il master in "gestione innovativa dell'arte, finanza, marketing e strategia", evento inserito con Assolombarda nell'ambito delle celebrazioni di "esa". Un master, destinato a chi ha già una laurea triennale, pensato per formare i nuovi "manager della cultura".
Presidente Abete, perché servono dei manager della cultura?
«Il concetto che la cultura e i beni culturali siano un bene in sé è ormai assodato. Ora però è necessario che questa convinzione sia declinata in termini operativi. Il patrimonio culturale italiano deve essere valorizzato con una partnership tra pubblico e privato sempre più forte. E per imboccare questa strada non basta affidarsi alla mentalità burocratica: servono manager preparati». Quali sono le caratteristiche che deve avere uno studente che aspira a diventare manager culturale?
«È necessario che abbia una cultura di impresa perché è questo che serve a una moderna gestione dei beni culturali ed artistici. Il pubblico utilizza una struttura fissa, il privato utilizza il mercato, quindi ha maggiore flessibilità dall'utilizzo di questi fattori variabili e ne trae un profitto....
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