"Ires premiale e Transizione 5.0 per rilanciare gli investimenti"
L'intervista di Alessandro Spada, Presidente Assolombarda - Il Sole 24 Ore, 30 novembre 2024.
«Ora che l'economia rallenta è il momento di investire, guardare avanti. Ecco perché il Governo dovrebbe dare un segnale di attenzione in questo senso». Per Alessandro Spada, presidente di Assolombarda, tra le priorità c'è l'Ires premiale, con un tasso in discesa di cinque punti, dal 24 al 19%, a favore di chi mantiene almeno il 70% degli utili nell'azienda. Su Transizione 5.0, partita al rallentatore, «la migliore proposta avanzata fino a questo momento è quella di usare parte delle risorse destinate per rifinanziare Industria 4.0, che ha dimostrato di funzionare». Misure che possono rilanciare gli investimenti delle imprese industriali.
«Ora che l'economia rallenta è il momento di investire, guardare avanti, preparare la futura crescita. Ecco perché il Governo dovrebbe dare un segnale di attenzione in questo senso». Tutelare l'industria, renderla competitiva, sostenerla in questa fase di difficoltà. Per Alessandro Spada, presidente di Assolombarda, prima territoriale di Confindustria con oltre 7mila aziende iscritte, le priorità sono chiare. Ancora più nette alla luce dei numeri. Perché gli ultimi dati dell'industria relativi ai primi nove mesi del 2024, tra produzione industriale (-3,4%), export (-0,7%) e fatturato (4,2%), lasciano spazio a pochi dubbi sul momento "no" della manifattura, che vede anche una crescita a doppia cifra delle richieste di Cassa Integrazione. «Dopo anni di forte crescita, in cui l'Italia ha fatto meglio dell'Europa - spiega Spada - ora il quadro è complesso, con il commercio globale a cedere il 4,2% nei primi sei mesi dell'anno, l'export lombardo a cedere oltre un miliardo, un calo verso gli Stati Uniti così come con l'Europa. Non stupisce vedere che per una impresa su quattro del Nord Ovest la maggiore criticità è rappresentata dalla domanda insufficiente. E ora, anche guardando alla debolezza della Germania, tra le imprese c'è preoccupazione. Partendo dal presupposto che siamo un territorio strutturato e solido, che negli ultimi anni ha registrato tra le imprese sempre incrementi a doppia cifra, oggi la crescita è modesta, allo 0,4%, in linea con la crescita nazionale. Sviluppo limitato che si spiega soprattutto con le difficoltà crescenti nell'economia della Germania, con cui siamo fortemente connessi». Forte proiezione internazionale delle imprese che rappresenta allo stesso tempo un asset, ma anche un rischio, nelle fasi di rallentamento come quella attuale. E anche se in prospettiva c'è fiducia in una possibile ripresa nel 2025, è nella fase attuale che occorre agire con misure anticicliche di supporto e rilancio. «In questo momento in cui il mercato non risponde - spiega Spada - abbiamo bisogno di interventi che diano il giusto stimolo alla crescita e in particolare che agiscano sugli investimenti. È la leva corretta da utilizzare oggi per prepararsi alla futura crescita e rilanciare la competitività: sarebbe importante che il Governo mandasse alle imprese concreti segnali di attenzione in questo senso». È in questa direzione che va la proposta di Confindustria di prevedere per l'Ires, imposta sul reddito delle società, un tasso in discesa di cinque punti, dal 24% al 19%, a favore di chi mantiene almeno il 70% degli utili nell'azienda, utilizzandone una parte, il 30%, per investimenti qualificati. «Abbiamo già visto e apprezzato la stabilizzazione del taglio al cuneo fiscale e siamo consapevoli dei limiti di bilancio, quindi al Governo non chiediamo certo follie. Ma in attesa che venga introdotto a regime il sistema di tassazione a due aliquote - sottolinea Spada - trovare spazio per l'Ires premiale sarebbe cruciale, un volàno di sviluppo e crescita, cinque punti di riduzione che darebbero un segnale importante di attenzione verso chi guarda al futuro e investe. Penso ad esempio ad assunzioni o a investimenti che determinino incrementi di produttività, innovazione o sostenibilità ambientale oppure che garantiscano miglioramenti della sicurezza e salute dei lavoratori. Sarebbe una norma in grado di sostenere allo stesso tempo patrimonializzazione delle imprese e competitività. In grado inoltre di compensare la cancellazione dell'Ace (Aiuto alla Crescita Economica, ndr), presente dal 2011 e fermata nel 2024». Altro nodo da sciogliere riguarda le regole di ingaggio di Transizione 5.0, misura che unisce digitalizzazione a risparmio energetico, che vede finora un utilizzo marginale (136 milioni) dei 6,237 miliardi di euro disponibili in termini di credito di imposta e per cui ora si attende una robusta manutenzione normativa. «Le anticipazioni delle correzioni fatte dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy vanno nella giusta direzione, per semplificare una misura strategica, ma talmente complessa che non riesce a decollare, a quasi un anno di distanza dal suo annuncio. Modifiche che rispecchiano parte delle richieste che abbiamo fatto come imprese. Che, ricordo, sono le vere fruitrici finali dell'intervento». Apprezzata quindi l'ipotesi di prolungare ad aprile 2026 i limiti temporali per l'installazione, così come di creare un automatismo nel calcolo dei consumi di energia per i beni ammortizzati. E sono visti con favore ovviamente anche l'innalzamento delle aliquote e le maggiorazioni per l'acquisto di pannelli fotovoltaici Ue, in modo che siano competitivi con quelli asiatici. Annunci che si chiede ora al Governo di tradurre in regole certe. «Il tempo stringe e ad oggi Transizione 5.0 non decolla, mentre le anticipazioni sono per il momento ancora parole: il Ministero ha detto che presenterà un emendamento al Ddl Bilancio e aspettiamo con urgenza di vedere per iscritto le modifiche richieste. Per noi, ad ogni modo, la migliore proposta avanzata fino a questo momento è quella di usare parte delle risorse destinate per rifinanziare Industria 4.0, che ha dimostrato di essere una misura che funziona e che aveva l'enorme vantaggio della semplicità». Se i cambiamenti nella direzione richiesta sono auspicabili, ciò che si chiede è ora una rapidità di azione, tenendo conto delle tante incertezze che hanno caratterizzato il cammino della norma. «Ogni modifica annunciata, anche se retroattiva, in una certa misura ingessa il mercato creando tra imprese e operatori ripensamenti, dubbi e incertezze: ecco perché agli annunci devono subito seguire i fatti. Insieme all'Ires premiale, uno schema 5.0 snello rappresenterebbe un'azione anticiclica, che arriva nel momento giusto per rilanciare la crescita, e che può dare un forte impulso all'intera filiera dei macchinari e dell'automazione, settori che riprenderebbero vigore rilanciando a loro volta un vasto indotto correlato». Semplificazione attesa anche sul fronte dei controlli interni, con la richiesta di una retromarcia completa per la disposizione, contenuta nella Manovra, che introduce per società, enti, organismi e fondazioni che ricevono contributi a carico dello Stato superiori a 100mila euro annui, l'obbligo di integrare la composizione del collegio di revisione o sindacale con un rappresentante del Ministero dell'Economia e delle Finanze. «Va cancellata - scandisce Spada - perché l'imposizione di un sindaco o revisore di nomina ministeriale all'interno delle imprese sarebbe un brutto segnale, di cui non si vedono i benefici, ma solo le controindicazioni. Anzitutto è una misura del tutto sproporzionata, che denota una forte diffidenza verso le imprese. Non si tiene conto inoltre del fatto che già ora le principali norme di incentivazione sono soggette a forme di monitoraggio, che spesso comportano oneri molto significativi a carico delle imprese stesse. E di tutto c'è bisogno in questa fase, tranne che di ulteriore burocrazia».
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