Il riscatto passa da musei e archivi d'impresa Intervista

Il riscatto passa da musei e archivi d'impresa

L'articolo a firma di Antonio Calabrò, Vicepresidente di Assolombarda con delega a Affari Istituzionali, Organizzazione, Cultura e Legalità, sul Sole24Ore - 5 gennaio 2021

L'Italia è creatività, spirito d'intraprendenza, senso di comunità aperta e inclusiva. Partecipazione. E ha rivelato, anche in queste stagioni di malattia e dolore, un capitale sociale di straordinario valore, in cui le radici nella tradizione, il genius loci della bellezza e del "fare bene", si incrociano con un forte spirito d'innovazione. Il nostro dovere, oggi, è "Fare memoria", per usare le parole del discorso di fine d'anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, attento a parlare di «serietà, responsabilità, solidarietà». E dunque costruire futuro. Un futuro migliore per la next generation, come ci chiede il Recovery Plan della Ue, insistendo su ambiente, innovazione digitale, formazione. Una sfida generale di cultura.Ha appunto ragione Francesco Rutelli, presidente dell'Anica, quando sulle pagine de Il Sole 24 Ore del 31 dicembre nota: «Cultura d'impresa e imprese per la cultura: su queste strade il Recovery e la reputazione dell'Italia saranno meno effimeri, più sostenibili e credibili». È il tempo dei costruttori, ha ricordato sempre il Capo dello Stato. Le industrie del cinema e dell'audiovisivo rappresentate da Rutelli sono un nostro naturale alleato e un partner per la diffusione e il rafforzamento della consapevolezza popolare del valore e dei valori espressi dalle imprese. Il fare, il produrre, il custodire e l'innovare hanno tutti un minimo comune denominatore: una cultura quale autentico filo conduttore del sistema Italia, un punto di forza della nostra identità aperta e dialettica e della nostra competitività internazionale, un patrimonio che ci viene invidiato nel mondo e che oggi, mai come prima, è leva di ricostruzione e di sviluppo. Cultura politecnica. Scienza. Ricerca di valore mondiale. E imprese sanitarie e farmaceutiche, robotiche e meccatroniche, università e società di servizi hi tech tutte impegnate nella tutela di un bene pubblico, la salute, declinato in una cultura civile in cui istituzioni pubbliche, imprese private e strutture sociali del volontariato e, più in generale, del terzo settore camminano insieme. Fare. E fare sapere. Serve, appunto, una nuova capacità di racconto dell'impresa che va rilanciata anche e soprattutto con la valorizzazione dei nostri musei e archivi, tutti ricchi di storie capaci di appassionare anche le giovani generazioni. Lo abbiamo sperimentato in questi mesi di lockdown. Senza le imprese audiovisive non vi sarebbe stata la possibilità di continuare a fare vivere i patrimoni di memoria d'impresa e a sostituire, con la rappresentazione digitale, quello che ci è stato impossibile fare di presenza. Una svolta culturale digitale, di forma e contenuto, che non va affatto persa ma deve costituire, per tutti gli attori culturali e per le imprese, un nuovo territorio di collaborazione.

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