Top500+ Monza Brianza 2023

La classifica delle 800 maggiori imprese di Monza Brianza e il quadro economico attuale e prospettico.

La classifica Top500+ 2023

Le 800 maggiori aziende della provincia di Monza e della Brianza che rientrano nella classifica 2023 del “TOP 500+” hanno ricavi riferiti al 2022 che vanno da un minimo di 11,2 milioni a un massimo di 4,7 miliardi di euro. La soglia massima si è lievemente ridotta rispetto allo scorso anno mentre quella minima si è, ancora una volta, spostata verso l’alto. Nel complesso, il fatturato delle 800 aziende raggiunge un nuovo record a 70,8 miliardi euro e il risultato di esercizio, in somma algebrica, ammonta a 2,5 miliardi di euro (in contrazione del -11,2% su base annua, ma sempre un ammontare molto elevato nella serie storica). Le aziende in utile sono ben il 91% del totale.

La distribuzione sul territorio è quasi completa, con 53 comuni (sui 55 totali della provincia) in cui ha sede legale e/o operativa almeno una delle aziende in classifica. Per giro d’affari svettano Monza (13 miliardi di euro di fatturato) e Vimercate (10 miliardi di euro); seguono Agrate Brianza (5,9 miliardi di euro), Desio (4,9 miliardi di euro), Cesano Maderno (3,5 miliardi di euro).

Ai vertici della classifica 2023, le prime 15 aziende superano la soglia molto elevata degli 800 milioni di euro di fatturato e di queste ben 9 totalizzano ricavi maggiori del miliardo di euro annuo: prima Esprinet S.p.A. (Vimercate), seconda Mediamarket S.p.A. (Verano Brianza), terza STMicroelectronics S.r.l. (Agrate Brianza), quarta BASF Italia S.p.A. (Cesano Maderno), quinta G.A.I.A. Holding S.r.l. (Desio), sesta Candy S.p.A. (Brugherio), settima Decathlon Italia S.r.l. (Lissone), ottava SOL S.p.A. (Monza), nona Prenatal Retail Group S.p.A. (Cogliate). Seguono decima DS Smith Holding Italia S.p.A. (Vimercate), undicesima Roche S.p.A. (Monza), dodicesima Sacchi Giuseppe S.p.A. (Desio), tredicesima Gruppo Fontana (Veduggio con Colzano), quattordicesima Gruppo Sapio (Monza), quindicesima Intercos S.p.A. (Agrate Brianza).

In termini di performance, focalizzando l’analisi su un campione chiuso di 707 società è possibile svolgere qualche confronto tra i risultati conseguiti nel 2022 e quelli dell’anno precedente. Il 2022 è un anno di crescita ancora sostenuta e il fatturato complessivo delle aziende analizzate aumenta del +14,3% dopo il brillante rimbalzo pari al +16,4% conseguito nel 2021 post-pandemico. I valori di fatturato sono così superiori a quelli del 2019 antecedenti la recessione del 2020 del +27%. Tuttavia, scende all’83% (dall’87% nel 2021) la quota di aziende che registra un aumento dei ricavi, mentre sale al 17% (dal 13%) quella che segna una flessione. La redditività rimane straordinaria e in lieve aumento: considerando le 800 imprese in classifica, l’EBIT mediano sui ricavi passa dal 4,9% nel 2021 al 5,2% nel 2022, il ROE mediano dal 13,3% al 14%. La quota di aziende in utile diminuisce solo leggermente dal record del 92% nel 2021 al 91% nel 2022.

Il quadro economico recente

Il 2022 è stato un anno di crescita ancora buona per l’economia di Monza e della Brianza, con il valore aggiunto del territorio che si è espanso del +2,1% e le esportazioni che hanno raggiunto il record di 12,9 miliardi di euro (+21 % a valori correnti sul 2021). Si è anche chiuso il divario di occupazione rispetto al 2019, con un orizzonte temporale anticipato rispetto al 2023 previsto per la Lombardia.

Nell’ultima parte del 2022 e con maggiore evidenza nel corso del 2023 la crescita globale si è però progressivamente indebolita e la domanda raffreddata, con ripercussioni sulle imprese monzesi industriali particolarmente attive sui mercati esteri. Tuttavia, gli indicatori finora disponibili a consuntivo per la prima metà del 2023 delineano a livello locale monzese un rallentamento più moderato rispetto a quanto sperimentato nella media regionale. La produzione del manifatturiero nei primi due trimestri ha continuato ad avanzare (+3,3% tendenziale a gennaio-marzo, +2,3% ad aprile-giugno) sebbene a un ritmo ridotto rispetto ai periodi precedenti, a differenza del complesso dell’industria lombarda che invece si è quasi fermata (+2,5% e +0,5% nei due trimestri). Le imprese monzesi hanno totalizzato anche un nuovo massimo di export nel primo semestre del 2023 pari a 7 miliardi di euro a valori correnti (quindi tenuto conto della spinta al rialzo dei prezzi), con una crescita del +11,3% rispetto all’anno precedente che si confronta con un ben più contenuto +3,8% a livello regionale.

Nei mesi autunnali più recenti il sentiment delle imprese è però peggiorato, considerato anche il deterioramento ulteriore della domanda a livello internazionale. Nel complesso del 2023 il PIL monzese è quindi stimato fermarsi a un magro +0,2% (+0,9% la Lombardia). La scomposizione per settori economici evidenzia le difficoltà emergenti dell’industria, che nelle previsioni arretra del -1,0% su base annua, meno comunque del -1,9% dell’industria lombarda a testimonianza di una resilienza maggiore come già osservato nel 2022.

Le prospettive e i rischi

Il 2024 è stimato in crescita ancora contenuta. A Monza e Brianza il PIL è previsto aumentare di un +0,2%, un risultato inferiore rispetto al totale lombardo (+0,6%). A livello di settori economici, l’industria torna a crescere (+0,8%), i servizi e il commercio continuano ad avanzare pur a un ritmo più ridotto (+0,3%), il comparto agricolo è ancora in flessione (-7,5%) e anche le costruzioni si contraggono (-4,3%). Le stime riferite all’occupazione provinciale si mantengono stazionarie (+0,1%).

La decelerazione del 2023 e la cautela sul 2024 emergono anche dalle indicazioni raccolte di recente da Assolombarda presso un campione di 107 imprese dell’industria e dei servizi del territorio.

Una quota abbastanza elevata di imprese monzesi, pari al 45%, dichiara nei preconsuntivi di ottobre un aumento del fatturato nel 2023 rispetto al 2022, il 18% chiuderà il bilancio con un risultato in linea con l’anno precedente e il 37% in diminuzione, una percentuale molto elevata nel confronto storico di questa rilevazione e in sensibile aumento rispetto alle previsioni formulate lo scorso anno (segno meno per il 20% dei rispondenti). Con riferimento ai margini, il 39% delle aziende si attende quest’anno un Ebit in crescita, il 38% stabile e un più contenuto 23% in erosione ad indicare una attenta gestione dei costi anche in risposta alla diminuzione del fatturato.

Riguardo ai maggiori ostacoli all’attività produttiva riscontrati nei primi nove mesi di quest’anno, la metà degli intervistati indica una pressione ‘alta’ in termini di difficoltà di reperimento delle figure professionali ricercate, una quota piuttosto stabile nelle ultime rilevazioni, e per questo particolarmente preoccupante. Segue l’insufficienza di domanda, che è il vero freno emergente e che oggi rappresenta un ostacolo di ‘alto’ grado per ben il 41% delle aziende (64% se si sommano anche coloro per cui è un rischio ‘medio’). Sono poi emersi nel corso di quest’anno anche i vincoli finanziari, segnalati come problematica a elevato impatto dal 28% delle imprese. Sono invece rientrate le criticità di approvvigionamento/costo di materiali e componentistica e i prezzi dell’energia: in entrambi i casi, tuttavia, rimangono elementi di ‘alto’ rischio per una fetta non trascurabile di aziende, pari al 26% e al 28% rispettivamente.

Per il 2024 la quota di imprese monzesi che prevede un incremento del fatturato sale al 51%, si amplia la fascia della stabilità, indicata dal 33% delle aziende, e si riduce quella della diminuzione, indicata dal 16% restante. Ancora una volta c’è molta cautela rispetto al prevedere l’evoluzione del contesto locale e internazionale, ma anche una maggiore fiducia rispetto ai risultati che potranno essere conseguiti il prossimo anno a confronto con questo in chiusura.

Con riferimento ai rischi in prospettiva, per il 2024 è il raffreddamento della domanda a preoccupare in modo ‘alto’ la più ampia quota di imprese, che aumenta rispetto a quest’anno e raggiunge il 54% e addirittua l’86% se si considera anche chi lo ritiene un rischio ‘medio’. Così come crescono ulteriormente i timori legati ai vincoli finanziari, indicati come rischio ‘alto’ dal 38% dei rispondenti. Le difficoltà di reperimento di figure professionali adeguate rimane una problematica molto sentita (rischio ‘alto’ per il 47% delle imprese). Una quota ancora pari al 28% indica le tensioni sui prezzi energetici come fattore di rischio primario, mentre si allentano ulteriormente le preoccupazioni sull’approvvigionamento degli input produttivi (il rischio ‘alto’ scende al 20% di rispondenti).

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