Top200 Lodi 2023

La classifica delle 200 maggiori imprese di Lodi, il quadro economico attuale e prospettico, il focus sulla presenza femminile nelle imprese locali

La classifica Top200

Le 200 maggiori realtà imprenditoriali della provincia di Lodi che rientrano nella classifica “TOP 200” hanno ricavi che vanno da un minimo di 7,6 milioni a un massimo di 1,9 miliardi di euro. Sia la soglia minima che quella massima sono in crescita rispetto all’anno scorso (+8% e +49%, rispettivamente). Complessivamente, i ricavi delle 200 aziende sono pari a 12,8 miliardi di euro e la somma algebrica dei loro risultati di esercizio (ossia degli utili e delle perdite) si attesta a 709 milioni di euro. Entrambi i valori rappresentano dei record.

Le aziende in classifica si distribuiscono tra piccole realtà (fino ai 10 milioni di euro di fatturato) che pesano in numero il 16% del totale, medie aziende (dai 10 ai 50 milioni) che pesano il 63,5% e grandi aziende (oltre i 50 milioni) che incidono sul 20,5% del totale. È interessante notare come la distribuzione si stia spostando verso le imprese medio-grandi: solo nel 2019, ad esempio, le piccole imprese pesavano il 34% del totale, le medie il 50,5%, le grandi il 15,5%.

In termini di copertura territoriale, sono 43 (su 61 in totale) i comuni con almeno una azienda in classifica. Più nel dettaglio, 64 delle 200 aziende hanno sede in soli due comuni: Lodi (39) e Codogno (25). In termini di fatturato, la concentrazione si accentua nel comune di Lodi (4,3 miliardi di euro, il 34% del fatturato complessivo della TOP200), seguito a distanza dai comuni di Terranova dei Passerini (1,5 miliardi, 12%), Codogno (968 milioni, 7%), Lodi Vecchio (846 milioni, 7%) e Pieve Fissiraga (806 milioni, 6%).

In cima alla classifica salgono a due le aziende sopra il miliardo di euro di fatturato: Zucchetti Group S.p.A. (Lodi), che raggiunge 1,9 miliardi di euro, e Sasol Italy S.p.A. (Terranova dei Passerini), che sfiora 1,5 miliardi di euro. Completano la top ten: in terza posizione Sipcam Oxon S.p.A. (Lodi), quarta Gruppo Sodalis (Lodi Vecchio), quinta Gruppo Itelyum (Pieve Fissiraga), sesta Aperam Stainless Services & Solutions Italy S.r.l. (Massalengo), settima Inovyn Produzione Italia S.p.A. (Tavazzano con Villavesco), ottava MTA S.p.A. (Codogno), nona Ibsa Farmaceutici Italia S.r.l. (Lodi) e decima Enegreen S.p.A. (Codogno).

Focalizzandosi su un campione chiuso di 177 realtà presenti in classifica anche l’anno scorso, è possibile svolgere qualche confronto sulla performance. Il 2022 vede proseguire e rinforzarsi la ripresa dopo l’emergenza pandemica, con il fatturato complessivo delle aziende analizzate che registra una crescita del +29,4%, portandosi su un livello superiore di quasi 40 punti percentuali (+39,7%) rispetto al 2019 pre-Covid. La redditività è elevata e in crescita: l’EBIT mediano sui ricavi aumenta dal 4,7% al 4,8% e il ROE mediano dal 10,3% all’11,7%, nuovo massimo della seria storica. Infine, la quota di aziende in utile nel 2022 si attesta all’89,5%, meglio che nel 2021 (89%) e prossima ai massimi storici (90% nel 2018).

Il quadro economico recente

Nel 2022 l’economia lodigiana ha continuato a crescere, nonostante un contesto globale di diffusa decelerazione e con l’Europa particolarmente colpita dal doppio shock della guerra in Ucraina e della fiammata dei prezzi energetici. Il valore aggiunto annuo della provincia di Lodi è incrementato del +2,8%, dopo il +7,9% registrato nel 2021 che aveva permesso al territorio di riassorbire prontamente la recessione pandemica. La produzione manifatturiera si è espansa del +3,9%, portando l’attività su livelli superiori a quelli antecedenti la pandemia del +9,3%, solo di poco al di sotto del +10,8% regionale. Le esportazioni in valore hanno raggiunto un nuovo massimo a 5,4 miliardi di euro, +39,6% rispetto al 2021, +50,5% rispetto al 2019, entrambe variazioni ben più alte della media regionale (+18,9% vs 2021 e +27,3% vs 2019), anche tenuto conto del rialzo diffuso dei prezzi. Nel mercato del lavoro il tasso di occupazione è sceso leggermente dal 68% nel 2021 al 67,7% nel 2022 (secondo solo a Milano tra le province lombarde), e ampiamente al di sopra del tasso pre Covid (65,6% nel 2019). Inoltre, è proseguito il calo del tasso di disoccupazione, che dal 7,2% nel 2019 ha raggiunto il 5,3% nel 2021 e il 5,1% nel 2022.

A partire dall’inverno 2022 e soprattutto nella prima metà del 2023 il manifatturiero lodigiano è divenuto meno dinamico di trimestre in trimestre, ma nel confronto con l’anno precedente l’attività produttiva ha continuato ad avanzare e in modo più robusto rispetto all’industria lombarda nel complesso. La produzione manifatturiera ha così segnato un +5,2% nel primo trimestre (+2,5% in Lombardia) e un +2,8% nel secondo trimestre (+0,5% in Lombardia). Le imprese del territorio hanno anche proseguito a registrare consistenti vendite sui mercati internazionali, realizzando un nuovo record di 2,8 miliardi di export tra gennaio e giugno, con un incremento a valori correnti pari al +11,8% (+3,8% in Lombardia). Più della metà di tale incremento è ascrivibile al settore dell’elettronica che conferma ottime performance di export (+14,7% a gennaio-giugno 2023 rispetto al 2022), cui si affianca, in particolare, il contributo positivo di importanti settori di specializzazione del lodigiano, ossia della chimica (+14,4%), dell’alimentare (+11,7%) e della meccanica (+26,3%, che intensifica le vendite dopo l’arretramento dello scorso anno).

In questo ultimo scorcio dell’anno la fiducia delle imprese si è ulteriormente ridimensionata come conseguenza di un più deciso raffreddamento della domanda. Questo pesa sul bilancio complessivo del 2023 che, secondo lo scenario previsivo più recente, vedrà il PIL di Lodi chiudere l’anno in crescita del +0,9%, al pari della Lombardia. In termini di occupazione, nel 2023 si prevede una variazione positiva e pari al +1,4%, con un numero di lavoratori sopra al dato 2019 del +4,5%.

Le prospettive e i rischi

La velocità della crescita si sta riducendo a livello nazionale e locale come conseguenza di un quadro globale debole e incerto. Così le prospettive per il lodigiano rimangono di segno positivo anche per il 2024, quando per il territorio si stima un aumento del PIL del +0,6% (al pari della Lombardia), segnando però una ulteriore decelerazione dopo quella sperimentata nel 2023. L’impulso maggiore viene dal valore aggiunto dell’industria, che torna ad aumentare (+1,5%), e dall’incremento dei servizi (+0,8%), a fronte di un calo sia dell’agricoltura (-3,2%) sia delle costruzioni (-4,7%). Le stime per l’occupazione provinciale sono di un’ulteriore espansione (+0,4%).

Questo quadro ‘macro’ trova conferma nelle informazioni ‘micro’ raccolte di recente da Assolombarda da un campione di 67 imprese dell’industria e dei servizi del territorio. Il sondaggio permette anche di indagare gli ostacoli riscontrati dalle imprese nel corso di quest’anno e i rischi all’orizzonte. 

Nei preconsuntivi di ottobre, una quota ancora molto elevata di imprese lodigiane, pari al 64%, dichiara un aumento del fatturato nel 2023 rispetto al 2022, 9 punti percentuali in più rispetto alle previsioni formulate l’inverno scorso (quando tale quota era pari al 55%). Il 13% delle aziende, invece, si aspetta di chiudere il 2023 in linea con l’esercizio precedente e il 22% degli intervistati si attende una diminuzione del fatturato (incidenza in linea con quanto previsto nella survey di fine 2022). Sul fronte dei margini, il 40% delle aziende lodigiane prevede quest’anno un EBIT in crescita, un altro 42% stabile e solo il 18% in erosione.

Per quanto riguarda i maggiori ostacoli all’attività produttiva incontrati nei primi nove mesi di quest’anno, la difficoltà di reperimento delle figure professionali ricercate emerge come criticità strutturale ed è considerata come elemento di ‘rischio alto’ da quasi la metà delle imprese, al pari delle rilevazioni precedenti (quota che sfiora l’80% se si considera anche chi lo ritiene un ‘rischio medio’). Nonostante l’allentamento delle pressioni massime dello scorso anno, il reperimento e il costo delle materie prime e componentistica sono ancora indicati come criticità primaria dal 35% delle imprese (68% includendo anche il ‘rischio medio’), così come i prezzi energetici indicati dal 28% degli intervistati (80% includendo anche il ‘rischio medio’). Un impedimento emergente sono i vincoli di natura finanziaria, per il 27% delle imprese un ‘rischio alto’. Diversamente da quanto osservato a livello italiano e regionale, finora le imprese lodigiane non paiono aver accusato in modo diffuso il rallentamento della domanda, che rappresenta un fattore avverso solo per il 18% delle imprese.

In prospettiva, la quota di imprese che prevede un aumento di fatturato nel 2024 rispetto al 2023 si riduce al 57%. Chi indica una diminuzione è solo il 4% dei rispondenti e c’è un’ampissima quota di imprese, pari al 39%, che prevede stabilità, verosimilmente a indicare la presenza di estrema cautela riguardo l’evoluzione del contesto globale e locale per il prossimo anno.

Guardando ai rischi per il 2024, l’elemento più critico è sempre il reperimento di personale adeguato alle esigenze (per la metà delle imprese). Crescono le preoccupazioni legate al costo dell’energia che rappresenta un fattore di ‘rischio alto’ per il 31% degli intervistati, così come si ampliano i vincoli finanziari, indicati dal 31% delle imprese e anche i timori legati all’insufficienza di domanda, segnalata dal 25% delle aziende. Le difficoltà di approvvigionamento di materie prime, infine, rientrano come rischio primario, scendendo al 23% dei rispondenti, sebbene rimangano un ‘rischio medio’ per numerose aziende (57%).

Il focus tematico: la presenza femminile nelle imprese lodigiane

L’economia lodigiana si distingue per una consistente presenza femminile nel mercato del lavoro. Con un tasso di occupazione delle donne al 60,3% nel 2022 (in crescita dal 59,6% del 2021), Lodi risulta la terza provincia lombarda per occupazione femminile, dopo Milano e Monza Brianza.

Interessante è, allora, capire se questa ‘propensione rosa’ si conferma anche a livello di gestione e proprietà delle imprese. Secondo i dati più recenti del registro della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, nel lodigiano il 19,9% delle imprese è femminile, ossia posseduta o gestita prevalentemente da donne. La percentuale è cresciuta leggermente negli ultimi anni (era 19,5% nel 2019) e risulta di poco superiore alla media lombarda (19,7%), ma è sensibilmente inferiore a quella nazionale (22,8%).

La nostra analisi annuale ‘Top200’ si concentra da sempre sulle realtà imprenditoriali più strutturate e performanti del territorio; pertanto, anche per questo approfondimento sulle ‘quote rosa’ siamo partiti selezionando le sole società di capitali, attive e con almeno 2 milioni di euro di fatturato nel 2022, per un totale di 492 realtà lodigiane. Di queste risultano femminili il 9,3%, quindi nelle imprese più strutturate l’incidenza risulta assai ridotta rispetto al totale dell’economia territoriale.

La definizione camerale di ‘impresa femminile’ qui adottata unisce elementi sia di proprietà sia di governance, aspetti che è utile scomporre per meglio comprendere le caratteristiche del fenomeno.

Il primo punto è la proprietà. Il 39% delle maggiori società del lodigiano ha almeno una donna tra i soci, e in un quarto di queste la maggioranza del capitale è rosa. In media, le donne socie detengono il 37,5% del capitale di queste imprese, con quote più elevate nel caso di Società a responsabilità limitata, di piccole imprese (con dipendenti compresi tra 10 e 49) e nell’industria e costruzioni. Tutto questo suggerisce, quindi, una presenza diffusa e tutto sommato elevata di donne nella proprietà.

Il secondo punto è la gestione. Delle 492 società analizzate, circa una ogni tre ha almeno una donna che siede nei vertici dell’organo amministrativo, ossia che risulta Amministratore Unico o siede all’interno del Consiglio di Amministrazione. Più nel dettaglio, si contano complessivamente oltre milletrecento cariche in queste realtà, di cui solo il 20,9% è detenuto da donne. Questa incidenza, tuttavia, è maggiore per le categorie di governo con minori poteri: è donna il 28,4% dei consiglieri senza particolari ruoli esecutivi o apicali. L’incidenza femminile scende al 17,3% e al 13,9% rispettivamente per le cariche di Amministratore Delegato e di Amministratore Unico, e, ancor di più, all’11% con riferimento al Presidente del CdA. Così come per la proprietà anche per la gestione si osserva una maggiore presenza femminile nelle piccole imprese (è rosa il 23,1% delle cariche totali) e nelle S.r.l. (21,3%), mentre a livello di settori, sono i servizi a mostrare la maggiore presenza femminile.

Da questa analisi emerge, dunque, un quadro in cui la presenza di donne nelle imprese di Lodi è tendenzialmente elevata se si considera la proprietà, anche se la situazione non è ancora paritaria. Al contrario, il divario è ancora ampio nella gestione e si allarga ulteriormente man mano che si sale verso i massimi vertici.

Il valore di un’idea sta nel metterla in pratica
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Assolombarda