Taxing Wages (OCSE): nel 2022 in Italia il cuneo fiscale scende al 45,9% (dal 46,5% nel 2021) e per il 2023 stimiamo un’ulteriore calo al 44,6%

Report annuale OCSE

  • Secondo l’Ocse il cuneo fiscale in percentuale sul costo del lavoro in Italia scende al 45,9% nel 2022, ma nella graduatoria internazionale il nostro Paese rimane al quinto posto, dopo Belgio, Germania, Austria e Francia.
  • La riduzione al 45,9% nel 2022 dal 46,5% nel 2021 avviene per effetto degli 0,8 punti percentuali di esonero contributivo previsti dalla legge di Bilancio 2022[1].
  • L’incidenza nel 2022 è del 45,7% se si includono anche gli 1,2 punti percentuali di esonero contributivo previsti dal Decreto Aiuti Bis per il secondo semestre 2022[2] (non considerati dall’Ocse).
  • Per il 2023 stimiamo un ulteriore calo al 44,6%, considerando la decontribuzione di ulteriori 4 punti percentuali (senza ulteriori effetti sul rateo di tredicesima) introdotta dal Governo con il DL n. 48 del 4 maggio 2023 per il periodo 1 luglio-31 dicembre 2023.

Nota sviluppata in collaborazione con il Settore Fisco e Diritto di Impresa e l’Area Lavoro e Previdenza di Assolombarda

La graduatoria dei Paesi per cuneo fiscale

L’Ocse ha diffuso il rapporto ‘Taxing wages 2023’ (riferito all’anno 2022) dedicato al cuneo fiscale, da cui emergono i differenziali esistenti tra i 38 Paesi che fanno parte dell’Organizzazione. Il cuneo fiscale misura la differenza tra il costo del lavoro per il datore di lavoro e la corrispondente retribuzione netta del lavoratore. Tale cuneo è la somma di due principali componenti: l’imposta sul reddito delle persone fisiche da un lato e i contributi previdenziali dall’altro. Il dipendente si fa carico dell’imposta e di parte dei contributi previdenziali, il datore di lavoro della restante parte dei contributi previdenziali.

Il calcolo viene effettuato applicando le normative fiscali e previdenziali vigenti nel 2022 alla retribuzione media determinata per ogni Paese, nel caso dell’Italia pari a 33.855€ per l’anno considerato[3], prendendo come riferimento un lavoratore senza carichi familiari.

Nel grafico seguente viene riportata la graduatoria dei Paesi relativa al cuneo fiscale (in percentuale sul costo del lavoro) di un lavoratore senza carichi familiari:

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In media l’incidenza di oneri e tasse a carico di imprese e lavoratori nei 38 paesi si colloca al 34,6%, ma le differenze sono molto significative: si va dal 7% in Cile al 53% in Belgio.

L’Italia si colloca nelle prime posizioni: nel nostro Paese un lavoratore standard single e senza figli a carico è soggetto a un cuneo fiscale del 45,9%. La percentuale è composta per il 15,3% di imposte personali sul reddito e per 30,6% di contributi previdenziali che ricadono in parte sul lavoratore (6,6%) e in parte sul datore di lavoro (24,0%).

Il quinto posto dell’Italia è un gradino sotto il quarto posto della Francia (47%) e tre sotto la Germania (47,8%). Il quarto Paese per importanza dell’Area euro, la Spagna, è posizionata molto più in basso nella graduatoria, al 15esimo posto con il 39,5%.

La determinazione del netto in busta

Il cuneo fiscale può essere riproporzionato calcolando il suo ammontare in rapporto alla retribuzione netta, anziché in percentuale del costo del lavoro.

La situazione dell’Italia e dei suoi tre principali concorrenti dell’Area euro è quella rappresentata nel grafico a fianco.

Se in Germania il cuneo fiscale quasi equivale il netto in busta percepito dal lavoratore (92, fatto 100 il netto), in Francia e Italia la situazione è migliore solo di poco (rispettivamente, 89 e 85). Tra i quattro Paesi è la Spagna a distinguersi, grazie a oneri fiscali e previdenziali che, sommati, si fermano al 65% del valore del salario erogato al lavoratore.

Pur al primo posto, inoltre, va notato che la Germania mostra una quota di oneri a carico dell’impresa pari alla metà di quella dovuta dal lavoratore.

TW2

Fonte: elaborazione Centro Studi Assolombarda su dati Ocse

Il grafico successivo riporta la graduatoria dei Paesi riordinati in funzione decrescente del costo del lavoro (relativo alla retribuzione media del Paese, che l’OCSE prende a riferimento per il confronto) espresso in euro correnti (valute convertite con tasso di cambio medio del 2022) e mette in evidenza la retribuzione (in azzurro) al netto del cuneo fiscale (rosso).

TW3

Fonte: elaborazione Centro Studi Assolombarda su dati Ocse

Sono evidenti gli effetti del cuneo fiscale sulla competitività del Paese.

Il Belgio, ad esempio, presenta un costo del lavoro medio (70.298€ l’anno) superiore del 4,3% rispetto a quello dell’Austria (67.391€): i lavoratori belgi, però, percepiscono in media 33.006€ in busta paga, il 7,9% in meno rispetto ai 35.837€ dei lavoratori austriaci.

In Italia il costo del lavoro per le imprese è in media 44.546€, quasi 8 mila euro in più rispetto ai 36.840 euro della Spagna; per effetto del cuneo fiscale, tuttavia, in busta paga per il lavoratore italiano percepisce solo 1,8 mila euro in più rispetto al collega spagnolo: 24.102€ contro 22.294€.

L'aggiornamento del calcolo per il 2022 e la stima per il 2023

Il calcolo del cuneo fiscale per il 2022 utilizzato dall’Ocse in Taxing Wages 2023 non considera, tuttavia, la previsione dell’art. 20 Dl 115 del 9 agosto 2022, che ha ridotto i contributi previdenziali per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore dipendente di ulteriori 1,2 punti percentuali per i periodi di paga dal 1° luglio 2022 al 31 dicembre 2022.

Si tratta di minori contributi che, pur senza modificare la posizione dell’Italia in graduatoria, consentono di ritoccare il dato del nostro Paese dal 45,9% al 45,7%.

Nel 2023 l’Italia registrerà un’ulteriore discesa del cuneo fiscale per effetto della misura prevista dal Decreto Lavoro (Dl n. 48 del 4 maggio 2023[4]), che riconosce per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023 una decontribuzione di ulteriori 4 punti percentuali (senza ulteriori effetti sul rateo di tredicesima) limitatamente ai redditi di lavoro dipendente non superiori a 35.000€.

Applicata al reddito lordo di riferimento dell’Italia per il 2022 (i 33.855€ utilizzati dall’Ocse nel suo studio, corrispondenti alla retribuzione media nel nostro Paese), secondo la nostra simulazione[5] determinerebbe per il 2023 una contrazione del cuneo dal 45,7% al 44,6%: 

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AGGIORNAMENTO*: Articolo 1, comma 121, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, recante “Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024”. Esonero di 0,8 punti percentuali sulla quota dei contributi previdenziali per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore. Articolo 20 del decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115. Aumento di 1,2 punti percentuali dell’esonero di cui all’articolo 1, comma 121, della legge n. 234/2021, per i periodi di paga dal 1° luglio 2022 al 31 dicembre 2022.

TW5 - box

Il report completo è disponibile al seguente LINK.




[1]L'art. 1, co. 121 della Legge n. 234/2021 prevede per il 2022 l'esonero di 0,8 punti percentuali sulla quota dei contributi previdenziali per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore.

[2]L'art. 20 del Dl 115/2022 introduce per i periodi di paga dal 1° luglio 2022 al 31 dicembre 2022 un aumento di 1,2 punti percentuali dell’esonero previsto dalla Legge n. 234/2021.

[3]Per l’Italia la retribuzione media utilizzata viene calcolata sulla base delle rilevazioni Oros dell’ISTAT (che producono informazioni trimestrali sull’andamento di occupazione, retribuzioni e oneri sociali nelle imprese con dipendenti), utilizzando anche dati amministrativi di fonte Inps.

[4]Dl 4 maggio 2023, n. 48 Capo IV "Misure a sostegno dei lavoratori e per la riduzione della pressione fiscale" Art. 39 Esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti.

[5]Vedi box calcolo, a cura del Centro Studi, del Settore Fisco e del Settore Lavoro di Assolombarda.

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