Taxing Wages (Ocse): in Italia diminuisce il cuneo fiscale, nel 2020 scende al 46%

Report annuale OCSE

Nella graduatoria OCSE 2021 riferita all’anno 2020 l’Italia scende al quinto posto, dopo Belgio, Germania, Francia e Austria, per cuneo fiscale, pari al 46,0% del costo del lavoro: è l’effetto del Dl n.3/2020 che, da luglio 2020, riduce gli oneri fiscali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi fino a 40.000 euro lordi annui. In base alle nostre simulazioni nel 2021, quando l’effetto del beneficio fiscale sarà per tutti i 12 mesi, il cuneo si ridurrà ulteriormente al 44,7%. 

L’Ocse ha diffuso il rapporto ‘Taxing wages 2021’ (riferito all’anno 2020) dedicato al cuneo fiscale, da cui emergono i differenziali esistenti tra i 36 Paesi che fanno parte dell’Organizzazione. 

Il cuneo fiscale misura la differenza tra il costo del lavoro per il datore di lavoro e la corrispondente retribuzione netta del lavoratore. Tale cuneo è la somma di due principali componenti: l’imposta sul reddito delle persone fisiche da un lato e i contributi previdenziali dall’altro. Il dipendente si fa carico dell’imposta e di parte dei contributi previdenziali, il datore di lavoro della restante parte dei contributi previdenziali.

Il calcolo viene effettuato applicando le normative fiscali e previdenziali vigenti nel 2020 alla retribuzione media determinata per ogni Paese (1).

Nel grafico seguente viene riportata la graduatoria dei Paesi relativa al cuneo fiscale (in percentuale sul costo del lavoro) di un lavoratore senza carichi familiari: 

imm1 - graduatoria 1

Fonte: Ocse

In media l’incidenza di oneri e tasse a carico di imprese e lavoratori nei 36 paesi si colloca al 34,7%, ma le differenze sono molto significative: si va dal 7% del Cile a oltre il 51,5 per il Belgio. 

L’Italia si colloca nelle prime posizioni: nel nostro Paese un lavoratore standard single e senza figli a carico è sottoposto a un cuneo fiscale del 46,0%. La percentuale è composta per il 14,8% di imposte personali sul reddito e per 31,2% di contributi previdenziali che ricadono in parte sul lavoratore (7,2%) e in parte sul datore di lavoro (24,0%).

Il quinto posto dell’Italia, in discesa rispetto alla terza posizione dell’anno precedente, è un gradino sotto il quarto posto della Francia (46,6%) e tre sotto la Germania (49,0%). Il quarto Paese per importanza dell’Area Euro, la Spagna, è posizionata molto più in basso nella graduatoria, al 16° posto con il 39,3%.

Il cuneo fiscale può essere riproporzionato calcolando il suo ammontare in rapporto alla retribuzione netta, anziché in percentuale del costo del lavoro.

La situazione dell’Italia e dei suoi tre principali concorrenti dell’Area Euro è quella rappresentata nel grafico a fianco.

Se in Germania il cuneo fiscale quasi equivale il netto in busta percepito dal lavoratore, in Italia e Francia la situazione è migliore solo di poco. Tra i quattro Paesi è la Spagna a distinguersi, grazie a oneri fiscali e previdenziali che, sommati, si fermano al 65% del valore del salario erogato al lavoratore.

Pur al primo posto, inoltre, va notato che la Germania mostra una quota di oneri a carico dell’impresa pari alla metà di quella dovuta dal lavoratore.

imm2 - cuneo fiscale 2020

Fonte: elaborazione Centro Studi Assolombarda su dati Ocse

Il grafico successivo riporta la graduatoria dei Paesi riordinati in funzione decrescente del costo del lavoro (relativo alla retribuzione media del Paese, che l’OCSE prende a riferimento per il confronto) espresso in euro correnti (valute convertite con tasso di cambio medio del 2020) e mette in evidenza la retribuzione (in azzurro) al netto del cuneo fiscale (rosso):

imm3 - graduatoria 2

Fonte: elaborazione Centro Studi Assolombarda su dati Ocse

Il grafico mostra come il Belgio, ad esempio, presenti un costo del lavoro medio (60.650 euro l’anno) superiore del 2,7% rispetto a quello dell’Austria (62.311 euro): i lavoratori austriaci, però, percepiscono in media 32.810 euro in busta paga, l’11,6% in più rispetto ai 29.389 euro dei lavoratori belgi.

Si nota anche che nel nostro Paese il netto in busta corrispondente alla retribuzione media è di 21.463 euro, analogo a quello della Spagna (21.241 euro): ma mentre in Spagna il costo del lavoro corrispondente non raggiunge i 35mila euro in Italia sfiora i 40mila, con un differenziale del 13,7%.

Nonostante rimanga uno svantaggio rispetto agli altri Paesi, nel 2020 l’Italia ha registrato un evidente passo avanti con il riconoscimento in favore dei lavoratori dipendenti di una somma a titolo di trattamento integrativo del reddito e di una detrazione dall'imposta lorda, inserito nel Dl 5 febbraio 2020, n. 3. Ed il progresso continuerà nell’anno 2021, quando il beneficio si estenderà dai sei mesi del 2020 (la decorrenza era dal 1° di luglio) ai dodici del 2021. 

Il cuneo fiscale scenderà, secondo la nostra simulazione sui dati 2020 OCSE, dal 46,0% al 44,7% (con una retribuzione annua ‘media’ pari a 30.233):  

imm4 - graduatoria 3

imm5 - box calcolo

Il report completo è disponibile al seguente LINK.

(1) Per l’Italia la retribuzione media utilizzata viene calcolata sulla base delle rilevazioni Oros dell’ISTAT (che producono informazioni trimestrali sull’andamento di occupazione, retribuzioni e oneri sociali nelle imprese con dipendenti), utilizzando anche dati amministrativi di fonte Inps.

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