Parità di genere nel mondo e in Italia
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Parità di genere nel mondo
La parità di genere è un principio fondamentale che mira a garantire uguali diritti, opportunità e trattamenti tra uomini e donne. Riguarda non solo l'eliminazione delle discriminazioni basate sul sesso, ma anche la creazione di un contesto sociale e lavorativo in cui tutte le persone, indipendentemente dal genere, possano esprimere se stesse e realizzare il proprio potenziale. La parità di genere promuove la giustizia sociale e il benessere collettivo, contribuendo a una società più equa e inclusiva.
Eppure, secondo le analisi condotte dal World Economic Forum, a livello mondiale sono necessari ancora 134 anni per raggiungere la parità di genere. Il Global Gender Gap Index, che sintetizza numerosi indicatori dalla partecipazione economica, al livello di istruzione, allo stato di salute e alla partecipazione politica delle donne nella società, restituisce un quadro molto variegato tra le 146 economie analizzate. L’indice, che varia da 0 (assenza di parità di genere) a 1 (massima parità di genere), nel 2024 pone in cima alla classifica 3 nazioni del Nord Europa, con l’Islanda stabilmente al primo posto, seguita dalla Finlandia e dalla Norvegia. Per incontrare l’Italia, occorre scendere fino alla 87esima posizione della graduatoria, riscontrando, oltretutto, un peggioramento rispetto alla classifica del precedente anno (quando l’Italia occupava il 79esimo posto). Guardando agli altri grandi Paesi europei la Germania e la Spagna rientrano nella top ten (rispettivamente, settima e decima) mentre la Francia occupa la 22esima posizione della graduatoria.
Parità di genere in Italia
Nel 2024, secondo i più recenti dati pubblicati da Istat, il tasso di occupazione femminile in Italia, pari al 53,3%, rimane ampiamente inferiore al 71,1% degli uomini, oltre ad essere fra i più bassi nel panorama europeo.
Per approfondire il tema della parità di genere in Italia, l’Istat ha recentemente pubblicato un’anticipazione del report “Il lavoro delle donne tra ostacoli e opportunità” realizzato con la collaborazione del Cnel (con i dati annuali fino al 2023). Il report mette in luce che, tra il 2008 e il 2023, il tasso di occupazione femminile è aumentato dal 47,2% al 52,5%. Tuttavia, la crescita evidenzia una maggiore presenza femminile nelle professioni relativamente più femminilizzate. Nel 2023, circa la metà dell'occupazione femminile risulta infatti concentrata in sole 21 professioni (per citare alcuni esempi, addette agli affari generali e segretarie, commesse, badanti, colf, infermiere e operatrici socio-sanitarie, addette ai servizi di pulizia e maestre di scuola primaria), mentre per gli uomini questo valore raggiunge ben 53.
Un ulteriore elemento da considerare con riferimento al mercato del lavoro è la crescente domanda di professionisti con competenze STEM, in grado di rispondere alle sfide dell’innovazione e della digitalizzazione. Secondo i dati Eurostat, su 100 iscritti ai corsi universitari STEM a livello europeo le donne sono il 32%, mentre in Italia la quota è più elevata e sale al 37%. Va però anche osservato che nel nostro Paese la presenza femminile in ambito STEM si concentra soprattutto nelle scienze matematiche, chimiche, fisiche e naturali, mentre nei corsi ICT l’Italia risulta in ritardo rispetto ad altre economie benchmark (22% in Germania, 18% in Francia vs 15% in Italia).
Ne consegue che, nonostante il vantaggio competitivo dato dal livello di istruzione (secondo il report Istat-Cnel, il tasso di occupazione 15-64 anni delle laureate è circa tre volte quello delle donne con al massimo la licenza media), occorra incentivare maggiormente l’iscrizione delle donne ai corsi formativi STEM.
Crescono le donne, cresce la società
Quando si parla di parità di genere si incorre, necessariamente, nel cosiddetto soffitto di cristallo, una metafora che descrive le barriere invisibili e difficili da superare che impediscono alle donne di raggiungere posizioni di leadership e di alto livello nelle organizzazioni nonostante abbiano le competenze necessarie.
Ogni anno l’Economist misura il fenomeno attraverso il glass-ceiling index: nel 2024, su 29 nazioni dell’OCSE monitorate, l’Italia risulta occupare la 16esima posizione, di poco superiore a quella rilevata nel 2016. A livello europeo, la Francia è al 5° posto, la Spagna all’8°, mentre la Germania occupa il 22° posto.
Anche in termini di partecipazione delle donne nelle posizioni manageriali, l’Italia occupa le ultime posizioni della classifica europea. Nonostante la quota italiana sia cresciuta negli anni (era il 26,6% nel 2014), il 28% di donne manager rilevato nel 2023 posiziona l’Italia al di sotto della media europea (34,8%).
Questo dato offre un elemento di riflessione: dal grafico, infatti, si osserva che, in termini di quota femminile in posizioni apicali, nessun Paese europeo raggiunge la parità di genere.
Promuovendo l'uguaglianza tra uomini e donne, si favorisce un ambiente in cui ogni individuo, indipendentemente dal sesso, può esprimere appieno il proprio potenziale, contribuendo così all'innovazione, alla crescita economica e al benessere collettivo. La parità di genere non è, infatti, solo una questione di giustizia sociale, ma anche un potente motore di sviluppo economico e sociale.
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