Le abitudini di pagamento di consumatori, imprese e Pubblica Amministrazione: European Payment Report 2017

Rapporto annuale di Intrum Iustitia.

In sintesi

È uscita l’edizione 2017 dello “European Payment Report” di Intrum Justitia, che monitora le abitudini di pagamento di consumatori, imprese e Pubblica Amministrazione (PA) in Italia e altri 28 Paesi europei (tra i quali Francia, Germania, Spagna e Regno Unito). Di seguito i risultati principali.

I tempi di pagamento

In Italia i ritardi nei pagamenti si riducono di un terzo nel caso dei contratti B2B (da 25 giorni nel 2016 a 7 giorni nel 20171 ), della metà per i contratti con la PA (da 48 giorni a 27 giorni).

Tuttavia, i tempi di pagamento rimangono complessivamente più lunghi che nei benchmark europei. Nel caso dei contratti B2B si viaggia sui 52 giorni in Italia, vs. 46 in Francia, 26 nel Regno Unito, 19 in Germania. Il gap si allarga considerevolmente se si considera la PA: 27 giorni in Italia a confronto con 3 in Germania e addirittura un anticipo di 1 giorno nel Regno Unito.

Figura 1 - Tempi di pagamento dei contratti B2B

tempi di pagamento b2b 2017 

Nota: Un valore negativo dei ritardi indica il pagamento anticipato

Figura 2 - Tempi di pagamento dei contratti con la Pubblica Amministrazione

tempi di pagamento PA 2017

Nota: Un valore negativo dei ritardi indica il pagamento anticipato

 

Inoltre, il 64% delle imprese italiane ha concesso termini di pagamento più lunghi rispetto alla propria credit policy, una quota maggiore ma omogenea tra classi di impresa a confronto con la media europea (57% le PMI, 30% le grandi).

La gestione dei ritardi nei pagamenti

In Italia ancora 1 impresa su 3 non utilizza alcuno strumento di protezione dai ritardi nei pagamenti tra fideiussioni e assegni bancari, assicurazioni sul credito, factoring, pagamento anticipato e recupero crediti. In particolare, le PMI si proteggono meno rispetto alle grandi (il 33% non utilizza alcuno strumento, vs. 6% delle grandi imprese).

Il 59% delle imprese italiane è a favore di una legislazione più severa contro i ritardi di pagamento e il 30% appoggia la condivisione di codici di condotta volontari quali l’iniziativa Pagamenti responsabili di Assolombarda.

Lo scenario di rischio

Per la maggior parte degli intervistati italiani (77%) il rischio di pagamento nei prossimi 12 mesi rimarrà stabile. Tuttavia, solo l’8% ritiene diminuirà, a confronto con il 15% e il 24% in Francia e Spagna rispettivamente.

In generale, l’Italia vede un miglioramento del proprio indice di rischio da -1,15 nel 2016 a -0,56 nel 2017, in analogia con la Francia (da -0,24 a 0,12), mentre Germania (da 0,25 a 0,03) e Regno Unito (da 0,29 a -0,23) peggiorano. 

Figura 3 - Indice di rischio per Paese

indice di rischio 2017

Tuttavia l’Italia rimane il fanalino di coda della classifica europea, dove supera solo Grecia e Portogallo. 

1 I dati 2017 sono stati raccolti nei mesi di febbraio-marzo 2017 tramite questionario; le imprese rispondenti a livello europeo sono 10.468. 

Il report completo è disponibile al seguente link: report completo.

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