IMD – World Competitiveness Yearbook 2016

Rapporto annuale sulla competitività delle nazioni.

In sintesi

L’Italia migliora ancora, passando dal 38° al 35° posto della classifica annuale sulla competitività stilata dall’Imd World Competitiveness Center, confermando l’inversione di tendenza iniziata nel 2015 dopo che nel 2014 eravamo scivolati al 46° posto su 61 paesi. A livello di paesi benchmark: la Germania perde due posizioni (e scivola dal 10° al 12° posto), la Francia è ferma al 32° posto, mentre la Spagna guadagna come noi 3 posizioni e ci sorpassa, piazzandosi 34esima. 

I fattori presi in considerazione per stilare la classifica sulla competitività sono quattro: performance economiche, efficienza delle politiche di governo, efficienza del sistema economico, infrastrutture. Nel primo campo guadagniamo 5 punti passando dal posto 41° al 36°, nel secondo 3 (da 53° a 50°), nel terzo 9 punti (da 44° a 35°), mentre nell’ultimo perdiamo una posizione passando dal 31° al 32° posto.

Il punteggio migliore (primi su 61 paesi) lo otteniamo sul fronte della riduzione dei costi di licenziamento, a seguire siamo terzi per aspettative di vita, quarti per quota di prodotti maggiormente esportati, settimi per il livello contenuto dei prezzi al consumo e decimi per il numero di donne laureate.

I valori peggiori riguardano il bilancio della pubblica amministrazione: infatti siamo 60esimi per evasione fiscale, 59esimi per il livello del debito pubblico e 57esimi per entrate fiscali. E ancora: 57esimi per l’attività formativa dei lavoratori, 56esimi per occupazione giovanile, 55esimi per ore lavorate e quota di occupati, ma anche per quota di disoccupati. Nel campo delle infrastrutture, le tecnologie sono il nostro punto debole, in particolare la quota di cittadini connessi al web (53° posto) e le attività di communication technology (52° posto).

I fattori di attrattività più gettonati per l’Italia sono: la forza lavoro qualificata (81,8% dei pareri raccolti tra i manager intervistati da Imd), un atteggiamento aperto e positivo (70,3%) un alto livello di istruzione (69,5%).

Le cinque sfide per il 2016 indicate da IMD per l’Italia sono: l’aumento degli investimenti pubblici, la prosecuzione del sostegno agli investimenti privati attraversi le detrazioni fiscali a favore delle attività di ricerca e sviluppo, la piena attuazione del piano di riforme nella pubblica amministrazione, la lotta all’evasione fiscale al fine di ridurre le tasse e infine, la semplificazione degli adempimenti richiesti alle imprese.

Il ranking internazionale è disponibile al seguente link: ranking 2016.

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