Cruscotto materie prime - Petrolio in risalita con l'escalation in Medio Oriente. Domina l'incertezza dopo un periodo di ribassi.

Report agosto-settembre 2024 - Dopo un settembre al ribasso, torna l'incertezza sul mercato del petrolio, che risale nei primi giorni di ottobre. Inversione di tendenza anche per i prezzi di ferro e acciaio, che erano in calo da mesi a causa dell'export cinese

Le quotazioni del petrolio continuano a essere caratterizzate da pesanti incertezze. Dopo un agosto caratterizzato da forte volatilità, i prezzi del petrolio erano scesi a settembre, chiudendo intorno ai 70-72 $/barile. Tra le cause, il rallentamento dell'economia globale, le importazioni cinesi più basse del previsto e le stime OPEC ridotte sulla domanda di petrolio. Per di più, da alcune indiscrezioni emerse a fine settembre era trapelato che l'Arabia Saudita, il principale esportatore di petrolio al mondo, avrebbe potuto abbandonare il suo obiettivo ufficioso di mantenere il prezzo a 100 $/barile, accettando un periodo prolungato di prezzi bassi per poter aumentare la produzione.

Questo quadro è stato completamente stravolto nei primi giorni di ottobre dall’estensione del conflitto in Medio Oriente, prima con gli attacchi israeliani in Libano contro le milizie Hezbollah, poi con il coinvolgimento dell’Iran, uno dei maggiori produttori ed esportatori di greggio. In pochi giorni, la quotazione del Brent è salita del 10%, arrivando a superare i 78 $/barile il 4 ottobre.

Guardando agli altri energetici, il prezzo del gas TTF ha oscillato tra i 30 e i 40 €/MWh. Le previsioni di temperature più basse in Europa e le tensioni geopolitiche hanno recentemente aumentato la volatilità, ma i buoni livelli di stoccaggio e una domanda ridotta mantengono un cap sui prezzi. Dinamica simile anche per il prezzo dell'energia elettrica in Italia, aumentato significativamente ad agosto e rientrato parzialmente a settembre. Tuttavia, il costo dell'energia nel nostro Paese rimane più alto rispetto a Germania e, in special modo, a Francia e Spagna, che nei primi otto mesi del 2024 hanno pagato in media meno della metà rispetto all’Italia.

Ferro e acciaio sono tra i beni ad aver subito i maggiori ribassi da inizio 2024, a causa dell'enorme afflusso di prodotti siderurgici cinesi a basso prezzo, dovuto alla crisi del settore immobiliare, alla debole domanda interna e ai sussidi statali per la manifattura in Cina. Le esportazioni cinesi di acciaio, previste superare 100 milioni di tonnellate nel 2024, hanno portato a una intensa competizione interna e internazionale, con effetti di dumping sui prezzi. Molti Paesi, compresi USA ed Europa, hanno così innalzato le tariffe doganali per proteggere i loro settori siderurgici. Tuttavia, le recenti misure adottate dal governo cinese a sostegno dell’economia potrebbero invertire questa tendenza, risollevando la domanda interna e i prezzi delle materie prime siderurgiche: già negli ultimi giorni di settembre, si è osservata una netta risalita nei prezzi.

Si rilevano movimenti significativi anche nei costi dei noli navali, in calo ma ancora su livelli elevati, e per i metalli preziosi, con l’oro in particolare che raggiunge un nuovo massimo storico nel mese di settembre.

Queste dinamiche sono mostrate nella tabella sottostante, dove vengono riportate le variazioni tra prezzo attuale (media di settembre) e prezzo pre-Covid (media 2019) insieme a una heatmap delle variazioni di prezzo mensili, trimestrali e annuali (tutti i dati sono basati su medie di osservazioni giornaliere). La tabella non riporta gli importanti movimenti di prezzo dei primi giorni di ottobre, che hanno caratterizzato in particolar modo il petrolio e che vengono discussi in dettaglio nella nota completa (in allegato).

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