Cruscotto materie prime - Materie prime critiche: UE vulnerabile e dipendente dalle importazioni

Report aprile-maggio 2024 - Speciale materie prime critiche: l’UE resta vulnerabile e dipendente dalle importazioni, cinesi in primis. Intanto, si riaccendono i prezzi di gas, noli navali e metalli.

Tra le 34 materie prime critiche individuate dalla Commissione Europea nel 2023, l’UE non supera in alcuna la quota del 7% della produzione globale. Gallio, magnesio, terre rare, borati e niobio sono quelle a più alto rischio di approvvigionamento, e i dati più recenti non mostrano segni di miglioramento con importazioni sempre più concentrate in Paesi come Cina, Turchia e Russia. Considerando i dati di prezzo, disponibili per 18 delle 34 materie prime critiche, la gran parte cresce rispetto al pre-Covid (con un incremento medio del 33%). Per quanto riguarda gli energetici, si assesta la quotazione del petrolio (circa 83 $/barile a fine maggio) mentre torna a crescere quella del gas (circa 34 €/MWh negli ultimi giorni), spinta da timori geopolitici e dalla domanda crescente per il gas naturale liquefatto. Anche i costi dei container risalgono, a causa di importanti congestioni nei porti del Mediterraneo occidentale, così come quelli di frumento e cacao, i cui mercati soffrono per carenza di offerta. Prezzi record (o quasi) per i beni rifugio oro e argento e per il rame (oltre 9.000 €/Ton), ma anche gli altri metalli non ferrosi, necessari alla transizione energetica, crescono visibilmente negli ultimi due mesi. Invertono infine la tendenza legno e cotone, i cui prezzi sono in calo da aprile.

In questa edizione del Cruscotto, dedichiamo una sezione speciale alle materie prime critiche per l’industria Europea. In particolare, vengono analizzate alcune delle 34 materie prime critiche individuate dalla Commissione Europea, ovvero quelle che hanno contemporaneamente un'alta importanza economica e un'alta vulnerabilità di approvvigionamento.

Secondo le stime dell’OECD e del JRC, la pressione su queste materie prime è destinata ad aumentare significativamente nei prossimi anni, e l’Europa sarà particolarmente vulnerabile se non riuscirà a ridurre la sua dipendenza dalle importazioni estere.

Tra le materie prime critiche con il più alto rischio di approvvigionamento, misurato con il grado di concentrazione delle importazioni, troviamo gallio, magnesio, terre rare, borati e niobio. Considerando i primi tre Paesi d’importazione nel 2023, la concentrazione degli approvvigionamenti è superiore al 90% per tutti e cinque i materiali. In particolare, l’UE è fortemente dipendente dalla Cina per magnesio (98,9% delle importazioni nel 2023) e gallio (79,2%), dalla Turchia per i borati (76,0%) e dal Brasile per il niobio (86,6%). Tra 2022 e 2023 emerge inoltre un crescente peso della Russia per le importazioni di terre rare e gallio (rispettivamente 30,1% e 12,5% nel 2023, percentuali che salgono al 62,2% e al 23,9% nei primi due mesi del 2024).

Inoltre, l’UE non supera la quota del 7% della produzione globale in alcuna delle 34 materie prime critiche, denotando così una forte vulnerabilità all’inizio della supply chain, che migliora solo parzialmente scendendo a valle del processo di produzione. Dalle valutazioni del JRC, per l’Europa emergono cinque tecnologie in particolare che mostrano una forte vulnerabilità lungo tutta la supply chain: batterie; pannelli fotovoltaici; archiviazione di dati e server; smartphone, tablet e laptop; droni.

Considerando le più recenti quotazioni delle materie prime critiche, emergono due trend: nel lungo termine, un deciso aumento dei prezzi rispetto al periodo pre-Covid; nel breve termine un quadro più eterogeneo, dove alcune quotazioni si stabilizzano mentre altre (come quella del rame) proseguono la loro crescita.

Dal consueto monitoraggio delle altre materie prime emergono importanti novità:
i. Il petrolio rallenta rispetto ad aprile e resiste alle crescenti tensioni geo-politiche in Medio Oriente
ii. Torna invece a salire il prezzo del gas, spinto dalle conseguenze del conflitto Russo-Ucraino e da una domanda prevista in crescendo di gas naturale liquefatto
iii. Anche i costi noli navali riprendono a crescere, a causa delle congestioni nei principali porti europei del Mediterraneo occidentale
iv. La scarsità di offerta fa muovere al rialzo i prezzi di frumento e cacao (il cui vertiginoso aumento si era arrestato ad aprile)
v. I metalli necessari alla transizione energetica, e in particolare il rame, crescono significativamente tra aprile e maggio
vi. Anche i beni rifugio oro e argento sono ormai sopra (nel primo caso) o prossimi (nel secondo) ai massimi storici
vii. Infine, legno e cotone arrestano la crescita di inizio anno e tornano sui prezzi di fine 2023

Queste dinamiche sono mostrate nella Tabella 1.1, dove vengono riportate le variazioni tra prezzo attuale (media di maggio) e prezzo pre-Covid (media di gennaio 2020) insieme a una heatmap delle variazioni di prezzo mensili, trimestrali e annuali (tutti i dati sono basati su medie mensili di osservazioni giornaliere).

In allegato, la nota completa (con i grafici che mostrano l’andamento delle quotazioni delle materie prime) e la tabella riassuntiva con il dettaglio degli ultimi prezzi rilevati.

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