Città protagoniste anche dopo Covid (UN HABITAT)

Report UN Habitat.

Le città post-Covid ancora protagoniste della crescita economica e della transizione verso uno sviluppo sostenibile

World City Report 2020 (UN Habitat)


Le città hanno più sofferto l’impatto della pandemia…

La pandemia è stata innanzi tutto un fenomeno urbano: oltre il 90% dei casi Covid confermati si sono concentrati nelle città, con in particolare Wuhan, Milano, Madrid, New York City tra le prime e le più esposte.
Considerando che concentrano l’80% del Pil globale, le città saranno anche enormemente impattate dalla recessione economica conseguente la pandemia. Si stima che le risorse finanziarie disponibili alle autorità locali urbane potrebbero diminuire in media tra il -15% e il -25% nel 2021, con le perdite maggiori nelle realtà urbane nei Paesi in via di sviluppo.


…ma post-Covid rimarranno protagoniste della crescita economica

La pandemia però non segnerà la fine delle città e del loro ruolo di catalizzatori della crescita.
Anzi, l’urbanizzazione a livello globale crescerà dal 56% oggi al 60% nel 2030 e al 68% nel 2050, trainata dai Paesi in via di sviluppo (in particolare Cina, India, Nigeria). In modo simile, crescerà anche il peso in termini di Pil.

Questa centralità demografica ed economica si riverbera a livello di policy, soprattutto in chiave sostenibilità: le città infatti sono produttrici di pensiero innovativo e promotrici di partecipazione dei cittadini nel rispondere alle sfide critiche anche post-Covid, come il cambiamento climatico, la povertà, l’inclusione, la disoccupazione.
Un punto di forza è la capacità di collaborazione delle città al di là dei confini geografici e con attenzione a temi trasversali. Il report riporta l’esempio di Milano e il ‘Food Policy Pact’ lanciato nel 2015: ben 209 città al mondo hanno aderito, per identificare le priorità e sviluppare programmi verso la sicurezza alimentare in linea con l’Agenda 2030.


La sfida è la sostenibilità dell’urbanizzazione in chiave ambientale e sociale

Le città sono protagoniste della storia dello sviluppo sostenibile per necessità, in quanto ne concentrano le sfide.

In ambito sociale, le principali sfide sono la lotta alla povertà e alle disuguaglianze, la gestione dell’immigrazione e l’inclusione. Infatti, si stima che a fine 2020
71 milioni di persone tornano in uno stato di povertà estrema, il primo aumento del livello di povertà dal ‘98;
2,9 miliardi di persone abitano in città più disuguali rispetto a una generazione fa;
• 1 su 7 persone a livello mondo sono migranti e ben 1/3 della crescita della popolazione urbana nei Paesi avanzati è legata ai flussi migratori internazionali, creando una società sempre più multietnica.
Da non dimenticare poi le sfide legate all’invecchiamento della popolazione: per esempio a Milano e Monaco si hanno 3 adulti in età lavorativa per persona anziana, un tasso di dipendenza ben più alto che a Istanbul e Manila (10 adulti per anziano) e che potrebbe influire sulla capacità futura di attivare crescita.

Con riferimento all’ambiente, le principali sfide si riconducono alla pianificazione degli spazi urbani e la riduzione dell’impatto ambientale.
I dati evidenziati nel report ricordano in particolare come chiave
• la gestione dello ‘urban sprawl’: tra 1990 e 2015 a livello mondo l’occupazione di suolo a fini urbani è cresciuta 1,5 volte più velocemente della popolazione; per confronto, l’analoga cifra è 4 per Milano, 2 per Chicago e Parigi, 1 New York, 0,7 Pechino, 0,2 Londra);
la riduzione delle emissioni e dei consumi energetici, per i quali le città pesano rispettivamente il 70% e il 60% del totale mondo;
il miglioramento della capacità di gestione degli spazi urbani: ciò è emerso nella pandemia (che ha rivelato come il problema delle città nel controllare Covid fosse non la densità abitativa in sé, bensì il sovraffollamento in alcuni luoghi in primis i trasporti) …
…e l’aumento della loro qualità ambientale: in Europa, si stima che il 13% delle morti sono attribuite alla bassa qualità ambientale delle città. Più in generale, vi è un tema di vivibilità della città, rispetto alla quale un punto di attenzione è la valorizzazione degli ‘spazi aperti’, definiti nel report come le aree verdi e le piazze (escludendo quindi strade ed edifici): al 2019 a Milano si stima che il 4% dell’area urbana sia lasciato a spazi ‘aperti’ (vs Parigi 4%, Berlino 8%, Londra 13%); però sono spazi altamente accessibili e diffusi, con il 76% della popolazione che risiede a ‘walking-distance’ da uno spazio aperto (vs Parigi 52%, Berlino 68%, Londra 81%).

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