Booklet Economia: per il Covid-19 in Lombardia -9,7 miliardi di euro di esportazioni nel primo semestre 2020, -110 mila occupati tra aprile e giugno

L'andamento economico della Lombardia nel confronto nazionale ed europeo.

La sicurezza sul lavoro in Lombardia

A luglio 2020 gli infortuni in occasione di lavoro denunciati in Lombardia diminuiscono del -18,6% rispetto allo stesso periodo del 2019. Prosegue il trend discendente degli infortuni in itinere, anche se più attenuata rispetto al forte calo registrato tra aprile e giugno, come conseguenza diretta delle limitazioni alla mobilità imposte dal lockdown: la variazione rimane ampiamente negativa, ma si ferma al -39,8% nel totale dei settori (dopo il -62,7% del trimestre precedente) e al -55,7% nel settore industriale (dal -61,1%).

IN SINTESI - L’andamento economico della Lombardia rispetto ai benchmark

Nell’economia italiana prosegue e si intensifica nei mesi estivi l’inversione di tendenza dopo la paralisi a marzo e aprile nel periodo di massima emergenza sanitaria e di ‘tempesta perfetta’ economica. È un recupero ancora incompleto (tutti gli indicatori mostrano un segno meno rispetto al pre-Covid) e disomogeneo tra settori, ma è evidente che a partire da maggio le imprese si sono rimesse in moto e la contrazione nelle serie mensili delle diverse variabili economiche si è ridotta di intensità. Questa progressione si legge nei numeri della produzione industriale: -8% la variazione tendenziale a luglio, in miglioramento ulteriore dopo il -14% a giugno e il -21% a maggio che seguivano ai cali repentini e pesantissimi del -43% ad aprile e del -29% a marzo.

Tuttavia, i livelli di attività rimangono diffusamente con il segno meno e ben lontani da quelli registrati prima della pandemia. In Italia il gap di produzione industriale tra gennaio e luglio 2020 rispetto al 2019 è pari al -16,8% e per agosto-settembre il Centro Studi Confindustria prevede un mantenimento su questi livelli.

Per la Lombardia gli indicatori convergono nel delineare rispetto alla media nazionale sia una caduta economica più consistente nel periodo di lockdown, sia soprattutto un recupero più lento e graduale da maggio ad oggi: sulla base degli indicatori disponibili, abbiamo stimato rispetto allo stesso periodo del 2019 una diminuzione dell’attività produttiva delle imprese lombarde pari al -35% a marzo, al -45% ad aprile, al -22% a maggio, -15% a giugno.

Tra gli altri fattori, sul quadro economico lombardo pesa l’elevata connessione ai mercati internazionali. Con un commercio mondiale in forte arretramento, infatti, nel secondo trimestre 2020 la contrazione delle esportazioni lombarde è estremamente ampia (-26,9%; colpite in uguale misura anche le altre regioni motori d’Europa) e diffusa a tutti i settori e a tutte le province, seppur con intensità diverse. In particolare, al calo di marzo (-13,1% rispetto a un anno prima), è seguita la pesante contrazione di aprile (-40,8%), poi più contenuta a maggio (-29,8%) e a giugno (-10,1%). Tra i settori manifatturieri, alimentare (-3,5%) e farmaceutica (-12,8%) registrano le diminuzioni più ridotte, moda (-42%) e automotive (-41,3%) quelle più consistenti; pesano per contributo, data la rilevanza economica sul territorio, anche le flessioni di meccanica (-29,0%) e metalli (-30,1%).

Nel complesso dei primi sei mesi del 2020 le esportazioni in Lombardia diminuiscono del -15,3% su base annua, che equivale a una perdita di fatturato estero delle nostre imprese pari a 9,7 miliardi di euro, di cui 3,2 miliardi di euro a Milano, 634 milioni di euro a Monza e Brianza, 236 milioni di euro a Pavia e 121 milioni di euro a Lodi.

Per i mesi estivi più recenti gli ‘indicatori soft’, seppure ancora parziali, confermano la ripresa in atto ma anche la velocità ridotta della nostra regione rispetto al resto d’Italia. I consumi elettrici in Lombardia risalgono al -10% a luglio su base annua (-7% in Italia). Il traffico dei veicoli pesanti sulle tangenziali milanesi, indicativo della ripresa degli scambi e quindi dell’attività delle aziende, si attesta a inizio settembre sui livelli di luglio, ancora inferiore del -5% circa rispetto al 2019. Gli spostamenti per motivi di lavoro rilevati da Google maps nei primi giorni di settembre in Lombardia continuano ad essere ridotti del -34% rispetto al pre-Covid (-29% in Italia).

Lato imprese, dunque, la situazione attuale rimane generalmente percepita come critica. Lo confermano le inchieste sulla fiducia che rimangono improntate alla cautela e anche in questo caso i numeri testimoniano come il manifatturiero nel Nord Ovest continui a soffrire più che in Italia, con l’indice di fiducia ad agosto su un livello inferiore a quello di febbraio di -16 punti percentuali (il gap è di -13 punti nella media nazionale). Viceversa, tengono di più i servizi (-15 punti nel Nord-Ovest vs -24 in Italia).

D’altra parte, i consumatori continuano a mostrarsi più positivi delle imprese, soprattutto con riferimento alla propria condizione famigliare. Rispetto a inizio 2020, infatti, il differenziale ad agosto dell’indice di fiducia è ancora consistente e pari a -11 punti nel Nord-Ovest, ma appunto ben più ridotto di quanto rilevato per le imprese.

Con riferimento al mercato del lavoro, le ripercussioni indotte dall’emergenza Covid-19 tra aprile e giugno 2020 sono ben più forti che nella prima parte dell’anno. Difatti, l’occupazione in Lombardia subisce un deciso calo di -110 mila unità (è il saldo trimestrale più negativo dal 3° trimestre 2009), come effetto della diminuzione sia degli occupati indipendenti (-23 mila) sia dei dipendenti (-87 mila). Scendono sia il tasso di occupazione (al 66,5%) sia il tasso di disoccupazione (al 4,0%) riflettendo un aumento cospicuo delle persone che, scoraggiate, hanno rinunciato alla ricerca di un impiego.

Infine, resta molto elevato il ricorso alla cassa integrazione. Tra aprile e luglio sono state autorizzate 454 milioni di ore in Lombardia, che equivalgono al 45% in più del record dell’intero 2010. A livello di territori, in soli quattro mesi sia Lodi (con 8,8 milioni di ore di CIG) sia soprattutto Milano e Monza e Brianza (con 182,9 milioni di ore) raddoppiano le ore richieste rispetto ai picchi annuali del 2014 e del 2010 rispettivamente; Pavia (con 13,4 milioni di ore) supera leggermente il record dell’anno 2009.

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