Booklet Economia: in autunno industria lombarda ancora in difficoltà e servizi in moderato slancio, con attese di ripartenza posticipate al 2025
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La Lombardia rispetto ai benchmark nazionali ed europei. Focus specifici per Milano, Lodi, Monza Brianza, Pavia.
Nei mesi autunnali l’attività del manifatturiero lombardo, e ancora di più a livello nazionale, continua a mostrare segnali di debolezza e per questo ultimo scorcio del 2024 non si intravede una imminente via di uscita dallo stallo. Dagli indicatori di fiducia e dalla flash survey sul sentiment delle imprese di Assolombarda emergono alcuni timidi segnali di ripartenza per l’avvio del 2025.
In particolare, le indagini qualitative di Istat rilevano a ottobre una lieve salita del clima di fiducia del manifatturiero nel Nord-ovest dopo quattro mesi in calo, a differenza dell’indice nazionale che si deteriora ulteriormente. Questa inversione di andamento nella ripartizione è determinata da un miglioramento delle attese di produzione per i prossimi 3-4 mesi e da un (contenuto) calo delle scorte di prodotti finiti. Al momento della rilevazione, invece, gli ordini in portafoglio risultano ancora in diminuzione (sul livello minimo da settembre 2020) sia sul fronte estero che interno, ad indicare il perdurare della complicata fase attuale. Nel Nord-ovest 1 impresa manifatturiera su 4 (il 25,6%) indica, difatti, l’insufficienza di domanda come criticità maggiore; una quota elevata e, per di più, in crescita dai trimestri precedenti. Questa debolezza a livello locale si inserisce in un quadro europeo stagnante. Si consideri che a ottobre la fiducia del manifatturiero è in ulteriore diminuzione in Germania e cala in maniera netta e repentina anche in Francia e Spagna.
D’altra parte, i servizi continuano a trainare l’economia, ma senza particolare slancio. Sebbene il comparto abbia risentito meno del rallentamento economico globale, nel recente passato sta registrando un andamento della fiducia altalenante e, di fondo, pressoché piatto. A ottobre l’indicatore torna, infatti, a scendere nel Nord-ovest italiano (e più marcatamente a livello nazionale), risentendo di un ridimensionamento dei giudizi sull’andamento generale dell’azienda e sugli ordini correnti (su saldi comunque ancora positivi), mentre risultano più favorevoli le previsioni di domanda per il breve periodo.
Lato consumatori, il clima di fiducia delle famiglie torna appena in area positiva nel Nord-ovest, continuando a muoversi lungo il trend di risalita caratterizzante gli ultimi dodici mesi e differenziandosi dall’indice nazionale più stazionario. Tuttavia, tra le componenti si segnala un peggioramento delle opinioni sulla situazione economica generale e, anche se in misura contenuta, delle aspettative.
L’incertezza del quadro complessivo si insinua a livello micro nel sentiment delle imprese dell’industria e dei servizi presenti nei territori di Assolombarda: poco più della metà delle 281 associate rispondenti alla flash survey condotta a inizio novembre indica un finale d’anno con una situazione economica a livello regionale stazionaria rispetto ai mesi precedenti. Facendo un bilancio complessivo del 2024, si polarizzano i giudizi, con il 34,3% dei rispondenti che riporta un miglioramento e il 40,3% un peggioramento rispetto al 2023. Le previsioni sulla situazione economica regionale per il 2025 tendono, invece, verso un’evoluzione in positivo (per il 38,4% dei rispondenti) o stabilità (35,2%) rispetto al 2024, mentre si ferma a un quinto la quota di chi prospetta un peggioramento, a indicare un ‘cauto ottimismo’ per l’anno nuovo.
Inoltre, nel mercato del lavoro lombardo si segnala un incremento delle ore autorizzate di CIG pari al +21,6% tra gennaio e settembre 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (per confronto, +60,0% Piemonte, +50,1% Veneto, +53,7% Emilia-Romagna), con differenze molto marcate tra aree. Anche nei territori di Assolombarda è in corso un aumento di richieste, ma l’incremento complessivo del +12,6% è più ridotto rispetto al totale regionale, anche qui con differenze tra territori: -34,8% a Lodi, +8,6% a Monza e Brianza, +9,3% a Milano, +72,8% a Pavia.
Infine, questo numero del Booklet dedica un approfondimento al commercio globale della Lombardia, integrando l’analisi dei dati territoriali Istat con quelli del commercio mondiale in valore dell’International Trade Committee. Nel primo semestre 2024 le esportazioni lombarde risultano in calo del -1,3%, un risultato, tuttavia, decisamente migliore rispetto alla dinamica del commercio globale che nello stesso periodo segna un -6,2%, e soprattutto dell’“export potenziale”, in quanto se avessimo mantenuto inalterate le quote di export del primo semestre 2023 la domanda sarebbe scesa del -5,1%. All’interno di un contesto complesso, la performance effettiva lombarda segnala una sostanziale tenuta competitiva delle imprese del territorio, pur in presenza di una elevata eterogeneità tra settori. Alcuni comparti manifatturieri, difatti, mantengono una dinamica di espansione e battono anche la domanda potenziale. È il caso dell’elettronica, che nel primo semestre 2024 incrementa le vendite sui mercati esteri del +10,3% e risulta maggiore di oltre 12 punti percentuali rispetto al potenziale, così come dell’automotive e dell’alimentare, con +8,2% e +5,3% di export. Un gruppo di settori, poi, sperimenta flessioni rispetto al 2023, ma riesce a contenere le perdite rispetto ad una domanda potenziale più negativa considerando l’arretramento del commercio globale in questi comparti specifici: in primis, la chimica, che rallenta appena del -0,7% a fronte di una domanda potenziale ben più ridotta e inferiore di circa nove punti percentuali; si aggiungono apparecchi elettrici (-3,9% l’export), design-arredo (-3,1%), gomma-plastica (-3,5%), macchinari (-0,9%) e metalli (-7,2%), con un differenziale rispetto al potenziale contenuto tra uno e tre punti percentuali. Infine, particolarmente penalizzate risultano moda e farmaceutica, in entrambi i casi decisamente lontane dal proprio potenziale. Nel primo semestre del 2024 la moda osserva un consistente calo di fatturato estero pari al -9,0%; la farmaceutica del -2,8%, a fronte di un potenziale che, in questo caso, sarebbe addirittura positivo e pari al +5,1%.
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