La riclassificazione del bilancio

Perché riclassificare il bilancio?

Prima di iniziare l’analisi, è opportuno verificare che i dati del Bilancio di Esercizio abbiamo l’aspetto adatto. Questo si ottiene attraverso la riclassificazione delle voci di bilancio che aiuta, secondo diversi schemi, a rappresentare in maniera più significativa il Bilancio di Esercizio e a facilitare la comprensione di vari accadimenti e aspetti oggetto di analisi (economici, finanziari, strutturali, produttivi, ecc.).

Come viene riclassificato lo SP?

Per lo Stato Patrimoniale (SP), lo schema di riclassificazione più usato è quello finanziario che prevede che:

  • le voci dell’attivo (impieghi o capitale investito) vengano ordinate in base alla loro capacitò di conversione monetaria nel tempo (liquidabilità), entro o oltre l’esercizio. Applicando questa logica l’attivo si distingue in due macro categorie: Attivo Fisso netto (al netto degli ammortamenti) e attivo corrente o circolante;

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  • le voci del passivo siano ordinate in base al tempo di riscossione (esigibilità), entro o oltre l’esercizio, e alla natura dei finanziatori, soci oppure da finanziatori terzi. In questo caso si distinguono il capitale di rischio (Mezzi Propri) e il capitale di credito (Mezzi di Terzi) e le:
    • passività consolidate:
      • mezzi propri o Patrimonio Netto;
      • debiti a medio/lungo temine: fondi rischi, fondo TFR, finanziamenti e debiti oltre i 12 mesi;
    • passivo corrente, fonti finanziarie a breve termine, dette anche passivo corrente.
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Il Margine di struttura primario e secondario

La riclassificazione finanziaria permette anche di individuare in modo facile alcuni indicatori.

Il primo è il Margine di struttura, che analizza quanto le immobilizzazioni nette sono state finanziate utilizzando il Patrimonio Netto (Margine di struttura primario) o le passività consolidate (Margine di struttura secondario).

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 Il Capitale Circolante Netto

Il secondo è il Capitale Circolante Netto (CCN), calcolato come l’Attivo Circolante meno il passivo corrente, esprime grandezze sia di tipo operativo, quali crediti, magazzino e debiti commerciali, sia di natura finanziaria come debiti verso banche a breve e liquidità in cassa.

Il CCN ha lo scopo di verificare l'equilibrio finanziario dell'impresa nel breve termine:

  • un CCN>0: indica che le passività a breve trovano adeguata coperture nell’Attivo Circolante;
  • un CCN<0: indica che il passivo corrente finanziano parte dell’attivo immobilizzato con conseguenti rischi finanziari in caso di richieste di rientro o di aumento dei tassi di interesse.

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È utile non limitarsi solo all’equazione CCN positivo = bene e CCN negativo= male. Anche un CCN fortemente maggiore di zero potrebbe suscitare qualche perplessità e dubbio sull’equilibrio finanziario dell’impresa. Infatti potrebbe esserci uno squilibrio dovuto a:

  • scarsa rotazione del magazzino;
  • lentezza o difficoltà di incasso dei clienti;
  • eccesso di liquidità;
  • eccessiva velocità nei pagamenti verso i fornitori.

La riclassificazione dello SP per mette di trovare un indicatore, molto utilizzato ai fini dell’analisi che si vedrà nel capitolo 3, che è la Posizione Finanziaria Netta, meglio conosciuta come PFN.

La rappresenta il livello di esposizione che l’azienda presenta verso i terzi finanziatori. Viene di norma calcolata grazie alla seguente riclassificazione di bilancio:

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La PFN può essere calcolata come:

(Obbligazioni+ Obbligazioni convertibili + Debiti verso soci per finanziamenti + Debiti verso banche + Debiti verso altri finanziatori + Titoli di credito) - (Disponibilità liquide + Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni).

Come viene riclassificato il CE?

Per il Conto Economico (CE) lo schema più utilizzato è quello a Valore Aggiunto perché permette di utilizzare direttamente le voci del Bilancio di Esercizio senza apportare aggregazioni, scorpori, rettifiche, ecc. Di seguito è riportato lo schema di CE riclassificato a Valore Aggiunto:

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Cosa permette di osservare questa prima riclassificazione?

Questa riclassificazione evidenzia velocemente alcune marginalità:

  • il valore aggiunto, che misura l’incremento di valore generato dalla produzione, decurtati i costi esterni sostenuti per l’acquisizione di materie prime e servizi;
  • il Margine Operativo Lordo (MOL), che misura il reddito che residua una volta sottratti dai ricavi l’insieme dei costi operativi che abbiano generato un’uscita di cassa o banca e siano strettamente connessi alla gestione caratteristica;
  • il Margine Operativo Netto, che misura il reddito al netto dei soli costi direttamente imputabili alla gestione operativa caratteristica compresi però i costi operativi di competenza della gestione caratteristica anche se non monetari, quali ad esempio gli ammortamenti tecnici.

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