Iran: recesso degli USA dall'accordo sul nucleare iraniano. Conseguenze per le imprese

Gli Stati Uniti hanno annunciato il recesso dal JCPOA, l'accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015. Assolombarda aiuta nel comprendere quale sia l'impatto sulle imprese italiane che operano nel paese.

L’8 maggio scorso il presidente Trump ha annunciato che gli Stati Uniti ritirano la propria partecipazione dal JCPOA, l’accordo sul nucleare iraniano siglato ne 2015.

A seguito di tale decisione, con un Memorandum Presidenziale (National Security Presidential Memorandum - NSPM), Trump ha dato disposizione alle amministrazioni competenti di avviare le azioni e le procedure necessarie a reintrodurre le sanzioni che gli Stati Uniti avevano precedentemente sospeso in applicazione dell’accordo.

Le sanzioni riprenderanno efficacia con due differenti scadenze (90 e 180 giorni) per consentire il completamento e la chiusura delle operazioni in essere con l’Iran (wind-down period).

La finestra temporale di 90 giorni (fino al 6 agosto 2018) è per non incorrere nelle sanzioni che verranno ripristinate dal 7 agosto su attività con oggetto:

• acquisto, da parte del Governo iraniano, di banconote americane;
• commercio con l’Iran di oro e metalli preziosi;
• vendita diretta o indiretta, fornitura e trasferimento da/verso l’Iran di grafite, metalli grezzi o semi-lavorati (es. acciaio, alluminio), carbone e software per integrazione di processi industriali;
• transazioni significative connesse all’acquisto o alla vendita e mantenimento di fondi o conti significativi al di fuori del territorio dell’Iran denominati in valuta locale (rial);
• acquisto sulla sottoscrizione o sulla facilitazione dell’emissione del debito sovrano iraniano;
• settore automotive iraniano.

Dopo il periodo di 90 giorni, gli USA revocheranno anche le licenze agli importatori per alcuni prodotti, come tappeti e beni alimentari.

La finestra temporale di 180 giorni (fino al 4 novembre 2018) è per non incorrere nelle sanzioni che verranno ripristinate dal 5 novembre su attività con oggetto:

• operatori portuali iraniani e settori della navigazione e della costruzione navale, comprese IRISL e South Shipping Line Iran;
• transazioni petrolifere con operatori nel settore Oil & Gas (NIOC, NICO, NITC) incluso l’acquisto di petrolio, prodotti petroliferi o petrolchimici dall’Iran;
• transazioni da parte di istituzioni finanziarie straniere con la Banca Centrale iraniana e le istituzioni finanziarie blacklistati;
• fornitura di servizi di messaggistica finanziaria specializzata alla Banca centrale iraniana e a certe istituzioni finanziarie iraniane;
• fornitura di servizi di sottoscrizione, assicurazione o riassicurazione;
• settore energetico iraniano.

Il 5 novembre verrà anche revocata la General License H emessa dall’OFAC2 il 16 gennaio 2016 che autorizzava le entità straniere di proprietà, o controllate da soggetti USA, a operare con l’Iran. Questa misura avrà impatto anche sulle imprese italiane la cui proprietà, o il controllo maggioritario sia statunitense e anche su quelle il cui management sia statunitense (per esempio possessori di green card).

Entro il 4 novembre inoltre gli USA ripristineranno le sanzioni nei confronti delle persone fisiche e giuridiche iraniane che erano state rimosse dalla List of Specially Designated Nationals and Blocked People nel gennaio 2016. Si verrà quindi ad ampliare – nuovamente – il numero dei soggetti con i quali non è consentito intrattenere relazioni economiche e commerciali. Tra questi, le principali banche ed i maggiori gruppi industriali, comprese quelle, facenti capo alla compagine governativa iraniana.

A seguito del Memorandum presidenziale, l’Office of Foreign Asset Control – Dipartimento del Tesoro USA (OFAC) ha pubblicato delle FAQs (in allegato) che forniscono alcuni chiarimenti, tra i quali:

• un soggetto non statunitense che deve ricevere un pagamento dopo il wind-down period (quindi, 6 agosto o 4 novembre a seconda del tipo di attività) non sarà sanzionato a condizione che i beni o servizi a cui è relativo il pagamento siano stati consegnati entro il periodo di wind-down e se il contratto è stato concluso formalmente prima dell’8 maggio 2018;

• per quanto riguarda l’avvio di nuove attività nei settori e/o con soggetti che torneranno a essere listati, l’OFAC chiarisce che, qualora esse si estendessero oltre il periodo di wind-down, l’OFAC considererà caso per caso gli sforzi compiuti per ottemperare alle disposizioni;

• le operazioni con i soggetti attualmente non-SDN List diverranno motivo di sanzioni secondarie solo per le attività realizzate dal 5 novembre in avanti, ossia da quando avrà luogo il re-listing di queste entità.

Nei prossimi giorni l’Amministrazione USA emanerà atti normativi e disposizioni attuative del citato Memorandum presidenziale.

Sotto il profilo finanziario, già fortemente critico per le note ragioni, sarà fondamentale il timing con cui i circuiti internazionali (SWIFT) daranno attuazione al Memorandum presidenziale escludendo le banche iraniane. Ad un livello più generale, e rivolto alle possibili esclusioni, per le imprese sarà altrettanto, se non più cruciale, l’esito degli inevitabili negoziati con la UE.

Contatti

Per maggiori informazioni e consulenza su questa tematica e su tutto quanto attiene a embarghi e sanzioni, contattare l'Area Rapporti Internazionali di Assolombarda, Giulia Repetto, tel. 0258370.497, e-mail 

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